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QS Edizioni - sabato 18 maggio 2024

Governo e Parlamento

Terapia anticancro “locoregionale” all’Ospedale Poma di Mantova. Lorenzin: “Nessuna evidenza scientifica”. M5S: “Confermate le ombre sul direttore della struttura”

immagine 8 febbraio - Così la ministra della Salute ha risposto oggi in Aula alla Camera ad un question time del M5S con il quale si chiedevano chiarimenti in merito  al caso dell'Ospedale Poma di Mantova, dove alcune procedure oncologiche volute dal Direttore Maurizio Cantore dopo il suo arrivo al Poma, e adottate per due anni, sarebbero "fuori dalle linee guida nazionali e internazionali". Sul caso la procura della Repubblica di Mantova ha avviato un'inchiesta penale.
"In merito alla somministrazione di farmaci oncologici per via locoregionale, l'Aifa ha comunicato che le vigenti linee guide nazionali dell'Associazione italiana di oncologia medica e quelle internazionali non considerano una terapia locoregionale uno standard terapeutico in alcuna fase della malattia. Inoltre, da una ricognizione effettuata nella banca dati dell'Osservatorio nazionale sulla sperimentazione clinica dei medicinali, non risultano essere state autorizzate, a far data dal 1° ottobre 2014, sperimentazioni sul tumore del pancreas con terapia locoregionale. Anche l'Istituto superiore di sanità ha sottolineato che per la patologia oncologica non esiste nelle linee guida delle società scientifiche nazionali ed internazionali una raccomandazione alla somministrazione locoregionale dei farmaci chemioterapici, né risultano attualmente in corso studi clinici con trattamento chemioterapico regionale per il carcinoma del pancreas esocrino".
 
Così la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, ha risposto oggi in Aula alla Camera ad un question time presentato, da Alberto Zolezzi (M5S), con il quale si chiedevano chiarimenti in merito  al caso dell'Ospedale Poma di Mantova, dove alcune procedure oncologiche volute dal Direttore Maurizio Cantore dopo il suo arrivo al Poma, e adottate per due anni, secondo quanto affermato dal dicastero sono "fuori dalle linee guida nazionali e internazionali". Sulla vicenda è stato ricordato in Aula che la procura della Repubblica di Mantova ha avviato un'inchiesta penale.
 
"L'Istituto superiore di sanità precisa che la chemioterapia locoregionale trova attualmente applicazione in un numero molto limitato di patologie neoplastiche quali neoplasie primitive o metastatiche del fegato per via endoarteriosa e il carcinoma dell'ovaio per via intraperitoneale, per cui sono stati evidenziati vantaggi su esiti clinicamente rilevanti - spiega ancora Lorenzin -. Tuttavia, nel caso di tumori dei tessuti molli degli arti le evidenze di alcuni benefici non sembrano essere associate ad un significativo guadagno in termini di sopravvivenza dei pazienti. Al momento attuale, pertanto, anche per l'Istituto superiore di sanità non sussistono evidenze scientifiche forti che giustifichino l'avvio di studi clinici sui trattamenti chemioterapici per via locoregionale".
 
“Il ministero della Salute conferma su tutta la linea quanto abbiamo denunciato da tempo e le parole di Beatrice Lorenzin sono macigni che squarciano definitivamente il velo sul caso del Poma di Mantova", ha commentato in sede di replica Zolezzi.
 
“Ricordiamo che la prima segnalazione rispetto a queste procedure inappropriate fu presentata già due anni fa dalle dottoresse del Poma Adami e Pisanelli, le quali successivamente furono allontanate dalla struttura salvo poi essere reintegrate dal giudice del lavoro e a 'furor di popolo' - ha proseguito il deputato pentastellato -. Al netto del fatto che su questo caso sono in corso gli accertamenti da parte della Procura di Mantova, non possiamo tacere il fatto che alla luce di queste conferme da parte del ministero della Salute un sospetto pesantissimo aleggi sulla vicenda: tali farmaci oncologici sono stati utilizzati nelle procedure per il loro basso costo e per l’elevato rimborso della prestazione di somministrazione? Un sospetto reso più evidente anche da un altro dato: in contemporanea era stata ridotta la somministrazione di farmaci chemioterapici - come il Pemetrexed - dal costo più elevati ma inserti nelle linee guida internazionali. Insomma, la scelta di quei farmaci è stata dovuta ai vantaggi economici e non a quelli per la salute dei pazienti?".
 
"Dopo un audit aziendale, un audit regionale e un’ispezione finalmente siamo riusciti a fare breccia rispetto a una vicenda dai contorni inquietanti”, conclude Zolezzi.
8 febbraio 2017
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