Più valore al lavoro delle commissioni, iter parlamentari più rapidi per le leggi e stop alla costituzione di nuove formazioni. Queste, in sintesi, alcune delle novità del nuovo regolamento del Senato frutto del lavoro del comitato ristretto della Giunta di Palazzo Madama riportate oggi dal
Messaggero. Ogni gruppo dovrà essere composto da 10 senatori (5 per le minoranze linguistiche) e dovrà rappresentare un partito o una coalizione che si è presentata alle elezioni politiche. Sarà inoltre possibile fondere insieme due o più gruppi già esistenti.
In caso di abbandono del gruppo di appartenenza, l'unica alternativa sarà quella di approdare al Misto. Per chi cambia casacca è prevista la decadenza automatica dall'incarico di vicepresidente o segretario dell'Aula. Lo stesso vale se si è nell'Ufficio di presidenza. Il voto di astensione al Senato varrà come alla Camera, non sarà più dunque conteggiato come parere contrario. Saranno considerati presenti solo i senatori che votano parere favorevole o contrario. L'astensione varrà però ai fini della verifica del numero legale.
I disegni di legge verranno affidati di regola in sede deliberante o redigente (tranne quelli costituzionali, le riforme elettorali ed i decreti). Le leggi di iniziativa popolare avranno una corsia preferenziale: l'esame in commissione si dovrà concludere entro tre mesi dall'assegnazione al termine dei quali il testo è iscritto d'ufficio nel calendario dei lavori dell'Aula.
Infine, è stata prevista una riduzione della durata degli interventi: non si potrà parlare più di 10 minuti nelle discussioni generali (oggi sono venti i minuti concessi), si potrà ampliare il termine fino a trenta minuti (oggi sessanta). Soppressa la possibilità di presentare emendamenti un'ora prima del giorno stesso della discussione.