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QS Edizioni - sabato 1 giugno 2024

Ssn, la sanità del futuro. Parlano i protagonisti

15 novembre - Non nasconde le sue preoccupazioni per il futuro Antonino Saitta coordinatore Commissione salute della Conferenza delle Regioni. “Occorre fare un cambiamento cercando di capire quali sono le azioni che si possono mettere in atto – ha detto – il tema è che il Ssn è stato sottoposto a un grande stress soprattutto sul fronte del personale medico e sanitario. Per il Ssn il rischio è quello di scivolare verso un sistema privatistico. La sanità deve tornare prepotentemente al centro del dibattito politico anche sul fronte economico. Ci sono stati anche errori di programmazione enormi sul fronte della necessità di personale. Per questo sono preoccupato per il futuro”.
 
Lancia l’allarme sull’equità Tonino Aceti, coordinatore nazionale Tdm Cittadinanzattiva, secondo il quale l’autonomia differenziata delle Regioni aumenterà le diseguaglianze: “Siamo difronte ad un atteggiamento schizofrenico – ha affermato – i cittadini denunciano le diseguaglianze e le Regioni in risposta chiedono autonomia. Vogliamo andare verso le esigenze dei cittadini o no? C’è un gap tra i bisogni dei cittadini e le risposte che le Regioni mettono in campo”. C’è anche un problema di comunicazione con il cittadino paziente: “Bisogna rimettere al centro il tempo della comunicazione – ha concluso – per rafforzare il rapporto tra i cittadini e il Servizio sanitario nazionale”.
 
Per Roberto Monaco, segretario Fnomceo diventa quindi impellente “costruire un sistema condiviso non solo a livello nazionale, ma anche regionale”. Mentre Roberta Siliquini, Presidente del Css in collegamento video, manifesta la sua preoccupazione per la sostenibilità delle cronicità. E sottolinea anche che occorre cambiare i percorsi formativi dei medici sul tema della comunicazione e dell’empatia, per tornare a “umanizzare” il rapporto con i pazienti.
 
I rischi per l’universalità del sistema ci sono tutti, secondo Gavino Maciocco docente di sanità pubblica all’Università degli studi di Firenze. “Dobbiamo avere la percezione che in Europa c’è stato un assalto ai sistemi universalistici – ha avvertito – guardiamo a quello che è successo in Grecia e alla Spagna che nel 2012 è tornata al sistema mutualistico. In Italia definanziamento del Ssn, liste di attesa e quant’altro stanno determinando la creazione di un secondo pilastro che dovrebbe colmare il pagamento out of pocket. Si punta sulle assicurazioni integrative”. Attenzione quindi perché stiamo cambiando il sistema, scivolando verso le derive assunte dagli altri Paesi.
 
Lorenzo D’Avac presidente del Comitato nazionale per la Bioetica punta di riflettori sul tema dell’etica dalla quale non si può prescindere nel rapporto medico paziente. E dove il consenso informato diventa un pezzo fondamentale, soprattutto quando si toccano problematiche etiche che coinvolgono temi delicati come ad esempio l’eutanasia.
 
Uno dei temi che ingenerano disequità sono le cure l’odontoiatria e Laura Strohmenger, coordinatore Centro Oms per l’epidemiologia e l’odontoiatria di comunità ha rilevato le grandi difficoltà incontrate: “Ho sentito affermare che ‘la legge ha un significato politico’, questo è inaccettabile”.
 
Sul tappeto c’è infine il tema delle assicurazioni. Potrebbero condizionare il medico? Per Gianluigi D’Agostino, tesoriere della Fnomceo in ambito odontoiatrico c’è già stato un condizionamento: “Dare il coltello dalla parte del manico alle assicurazioni potrebbe essere quindi rischioso. Metterci in mano ad un soggetto terzo non può che peggiorare la situazione”.
15 novembre 2018
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