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QS Edizioni - sabato 18 maggio 2024

Panella: "Coinvolgere anche i privati, ma con regole chiare"

di Fonda, Bettanini
24 luglio - Intervista a Vincenzo Panella, direttore generale della Asl Roma D

Cosa ne pensa del Patto sulla Sanità Digitale contenuto nell'articolo 14 del Patto per la Salute? Nella sua Azienda la sanità elettronica svolge un ruolo nell’evoluzione dei modelli assistenziali e di quelli organizzativi?
Nella Asl Roma D sono state recentemente sviluppate iniziative di e-health, che possono rappresentare un buon inizio per l'evoluzione dei modelli organizzativi di alcune attività assistenziali: il teleconsulto cardiologico in atto presso la UO di Cardiologia dell'Ospedale G.B. Grassi di Ostia e la più recente esperienza di telecontrollo del diabete, condotta dai medici di medicina generale. Si tratta di esperienze limitate e prototipali, ma segnalano una tendenza ed evidenziano in modo documentato vantaggi sia economici che di qualità assistenziale. Credo che il tempo delle sperimentazioni sia esaurito e che, sopratutto in alcune aree più "mature" si possa passare ad una utilizzazione "a regime" di soluzioni di e-health. Ad esempio, l'ambizioso progetto della Regione Lazio di sviluppo delle cure primarie, che ha come perno la realizzazione delle case della salute in ogni distretto sanitario, e' un banco di prova già pronto per introdurre l'utilizzazione di soluzioni software e di tecnologie utili a garantire la presa in carico dei pazienti cronici e la continuità assistenziale tra ospedale e distretto, ma anche la creazione di informazioni cliniche condivise.
Non basta, però. Il risparmio stimato di sette miliardi si ottiene superando la realtà a macchie di leopardo tuttora esistente e realizzando sistemi completi ed integrati, a cominciare dalla loro governance.


Per raggiungere gli obiettivi del Patto sulla Sanità Digitale sono necessari ingenti fondi dedicati: nella sua Azienda da chi potrebbero essere/saranno stanziati? Vi servirete di partner privati per aumentare le risorse destinate all’eHealth?E quanto questa spesa potrebbe essere/sarà a carico del cittadino?
Come finanziare l'innovazione e' sempre stata una questione spinosa. Il Patto, però, questa volta individua più fonti. Senz'altro la capacità del servizio sanitario pubblico di utilizzare meglio i fondi europei rappresenta un'occasione, finora poco esplorata. Ma credo che anche Governo, Regioni e impresa privata debbano fare ciascuno la sua parte, così come trovo ragionevole chiedere al cittadino una partecipazione per i servizi a valore aggiunto. Dati recenti dell'Osservatorio ICT in Sanità del Politecnico di Milano documentano come la spesa per ICT sia molto diversa tra le aziende sanitarie pubbliche: questo significa che anche le Asl possono fare la loro parte e che, se si vuole, alcune cose si possono realizzare anche in assenza di finanziamenti "ad hoc". Certamente, se l'orizzonte che si sta aprendo e' così ampio come sembra, mi sembra ragionevole che anche i privati debbano essere coinvolti. Dunque bene introdurre la possibilità ' di partnership e di project finance, ma non prima di avere definito chiare e specifiche regole.

Il Patto sulla Sanità Digitale secondo Lei è più per l’Azienda o per il cittadino? Quanto permette di avvicinarsi al cittadino? Il bacino di utenza della sua Azienda è formato da utenti “attivi” e partecipativi o, nel caso contrario, chi sono e come sono?
Se il Patto per la Sanità Digitale fosse concepito esclusivamente o prevalentemente come utile alle Aziende, sarebbe un parziale fallimento, perche' si otterrebbero -forse- vantaggi in termini di efficientamento organizzativo, di trasparenza e di maggior controllo (che comunque sarebbe gia' un risultato utile), ma ci sarebbe poco di rilevante circa il miglioramento della qualita' assistenziale, dell'appropriatezza delle prestazioni, dei tempi di erogazione, della riduzione del ricorso all'ospedale, dell'adesione alle cure, della tenuta dei percorsi assistenziali e cosi' via. Il Patto per la Sanita' Digitale e' un patto tra le istituzioni, ma o e' per il cittadino o non e'. E' implicito che si aprira' un altro tema: come e quanto le persone useranno la sanita' digitale? Ma certamente se non cominciamo a spingere sull'acceleratore, mai supereremo il divario nell'uso di internet che ci separa da altri paesi europei: intanto si parta, con il piede giusto, come finalmente sembra che stia accadendo.

Raffaella Fonda e Carlotta Bettanini 
24 luglio 2014
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