Salvo Calì, segretario generale Smi, ricorda che questa vicenda non è circoscritta solo alla Puglia, ma anche ad altre realtà e che “il rischio contagio è sempre più forte”, e che “una situazione analoga, se non più grave (è stata estesa alle guardie mediche), è avvenuta anche in Emilia Romagna”.
“Tutto nasce – aggiunge – da un’ordinanza del tribunale di Ostia su alcune irregolarità nella concessione delle sostituzioni della Fimmg nel Lazio, che, chiariamo, a scanso di equivoci, giustamente devono essere perseguite e stigmatizzate. È quello che abbiamo definito il 'caso Milillo'”.
Sul tema abbiamo contattato per una replica il segretario nazionale della Fimmg Giacomo Milillo che ha dichiarato: "Non voglio commentare frasi disinformate e offensive”.
“Una scelta, quella pugliese che segue quella emiliana – continua Calì - che tradisce lo spirito stesso della Convenzione, il principio fondante degli accordi pattizi tra sindacati e parte pubblica e che, nella sostanza, elimina la democrazia nel settore della sanità convenzionata pubblica. Questa decisione in sede giudiziaria conferma la correttezza delle nostre motivazioni, è un atto di giustizia, contro l’arroganza delle regioni che burocraticamente stanno eliminando il diritto costituzionale che permette la tutela dei medici sui posti di lavoro. Siamo certi che la legge non consentirà ulteriori abusi e forzature contro la libertà dei camici bianchi di fare sindacato”.