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QS Edizioni - martedì 30 aprile 2024

Lavoro e Professioni

Osteopatia. Regolamentare il settore e riconoscere l'osteopata come professione indipendente. Il convegno alla Camera

immagine 15 ottobre - Il tema è già all'interno dell'agenda politica. Al Senato, in Commissione Sanità, è in discussione il Disegno di legge a firma del Ministro Lorenzin. Alla Camera, nella Commissione Affari sociali, è stata presentata una proposta di legge sullo stesso tema.
Regolamentare il settore dell’osteopatia, partendo dal riconoscimento dell’osteopata come professione sanitaria indipendente, con un percorso accademico appropriato. E’ l’idea di fondo che ha animato ‘Il riconoscimento della professionale sanitaria dell’osteopata: un disegno di legge a tutela del paziente’, la conferenza che si è svolta stamane presso la sala stampa della Camera.

“A oggi gli osteopati in Italia operano all’interno di una mancanza legislativa, senza un riconoscimento giuridico, in assenza di una regolamentazione che ne certifichi il percorso accademico e le competenze acquisite negli anni – ha sottolineato Paola Sciomachen, presidente del Registro degli osteopati d’Italia (Roi) - Il Roi è impegnato sia per garantire un miglioramento dei livelli formativi e qualitativi dei professionisti sia per stimolare il dibattito legislativo al fine di creare una regolamentazione professionale sanitaria degli osteopati”.

Il tema del riconoscimento è attualmente all’interno dell’agenda politica: al Senato, in Commissione Sanità, è in discussione il Disegno di legge a firma del Ministro Lorenzin, al quale sono stati presentati emendamenti per prevedere il riconoscimento e la definizione della professione sanitaria di osteopata; alla Camera, nella Commissione Affari sociali, è stata presentata una proposta di legge sullo stesso tema.

“Il riconoscimento dell’osteopata quale professione sanitaria rappresenta una novità per la legislazione italiana, a differenza di quanto accade in Paesi quali Stati Uniti, Regno Unito e Francia, dove l’osteopatia è già regolamentata – ha spiegato - In questi Paesi l’osteopatia è praticata, in maniera esclusiva, da professionisti che seguono un percorso di studi indipendente dalle altre professioni sanitarie e mai inteso come una specializzazione di una di queste. All’interno di questo scenario, il Roi sostiene la necessità di una regolamentazione urgente del settore a tutela della salute dei cittadini che sempre più si rivolgono all’osteopatia per il mantenimento dello stato di salute”.

Il lavoro del Roi passa per tre punti fondamentali.
- Il riconoscimento dell’osteopata come professione sanitaria indipendente
- La Laurea Magistrale quale percorso accademico più appropriato per formare gli osteopati di domani
- Un percorso chiaro che porti al riconoscimento dei titoli pregressi da parte degli osteopati già praticanti o che hanno già intrapreso il loro percorso di studi

Il Riconoscimento
L’osteopatia è definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come una professione sanitaria di contatto primario con competenze di diagnosi, gestione e trattamento dei pazienti, esclusivamente manuale, che si indirizza a tutti i cittadini, dal neonato all'anziano. Nel 2006 l’OMS ha riconosciuto ufficialmente i 5 modelli di intervento alla base della terapia osteopatica: biomeccanico, respiratorio-circolatorio, metabolico-energetico, neurologico e comportamentale. L'osteopata, attraverso un approccio clinico manuale specifico, individua la "disfunzione somatica", codificata a livello internazionale all’interno dell’International Classification of Diseases (ICD-10 settore XIII-M99), che è definita[1] come una diagnosi disfunzionale (non di patologia o malattia) che evidenzia una funzione compromessa o alterata delle componenti relative alla struttura corporea (muscolo-scheletrica, viscerale, circolatoria, etc.). Viene successivamente corretta dal professionista utilizzando la più appropriata tra un’ampia serie di tecniche manuali. Questi presupposti, sottolineano la differenza tra il trattamento osteopatico, definito OMT (Osteopathic Manipulative Treatment) nella letteratura scientifica internazionale, e la terapia manuale ortopedica. La sua efficacia, oltre che dal riscontro da parte dei pazienti, deriva anche dalla ricerca scientifica, cresciuta sia a livello internazionale che nazionale (grazie ad un sempre più ampio gruppo di ricercatori italiani che anche il ROI sta contribuendo a formare).
I principi fondamentali, le competenze e abilità richieste, la diversa attitudine e peculiarità della professione di osteopata non permettono di poterla considerare una specializzazione di altre professioni sanitarie ma deve essere considerata una professione sanitaria indipendente.

Laurea Magistrale
Il piano di studi più adatto per acquisire le conoscenze scientifiche, le competenze tecniche e le abilità manuali di cui ha bisogno il futuro osteopata è quello previsto dalla formazione sanitaria indipendente di una Laurea Magistrale a ciclo unico di 5 anni e 300 crediti formativi ETCS. Tale piano di studi garantirebbe tra l’altro una regolamentazione della figura sanitaria dell’osteopata simile a quella presente in altri paesi europei, a tutto vantaggio di una più equa e agevole regolarizzazione del pregresso e validazione reciproca dei i titoli.

La scelta di una laurea quinquennale è dettata da ragioni ben chiare:
- presentare una laurea triennale per le professioni sanitarie nell’ambito della prevenzione, significa inserirsi all’interno della classe 4 dei corsi di laurea delle professioni sanitarie della prevenzione (L/SNT4) che richiede lo svolgimento in autonomia tecnico-professionale delle attività di “prevenzione, verifica e controllo in materia di igiene e sicurezza ambientale nei luoghi di vita e di lavoro, di igiene degli alimenti e delle bevande, di igiene e sanità pubblica e veterinaria” (DM 19 febbraio 2009), ben diverso dal concetto che più ci appartiene di prevenzione intesa come “prevenzione della salute della persona”
- il piano formativo esistente, definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, va ricondotto nell’ambito delle classi di laurea sanitarie. Qualsiasi percorso di laurea di durata inferiore ai cinque anni non fornirebbe la giusta esperienza formativa all’osteopata, non garantendo il monte ore sufficiente per la pratica clinica e lo studio delle evidenze scientifiche. Inoltre, una laurea triennale non permetterebbe di acquisire una formazione qualitativamente elevata ed adeguata alle richieste tecnico-pratiche del trattamento manipolativo osteopatico.
- Tale piano di studi garantirebbe tra l’altro una regolamentazione della figura sanitaria dell’osteopata condivisa da tutti i Paesi Europei, come è emerso nel recente Meeting Congiunto EFO-FORE-EROP-OSEAN-OIA-IO tenutosi a Londra (Egham, Surrey) nei giorni 3-4-5-Ottobre 2014, in cui si sono confrontate tutte le Associazione Europee e Americane proprio su questa tema, a tutto vantaggio di una più equa e agevole regolarizzazione del pregresso e validazione reciproca dei titoli.
 
15 ottobre 2014
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