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QS Edizioni - martedì 7 maggio 2024

Lavoro e Professioni

Comma 566. L'atteggiamento possibilista della Fnomceo è stato errore imperdonabile

di Roberto Polillo
immagine 1 giugno - Come si è potuto accettare che una norma si sia potuta infilare in una legge - quella di stabilità - che dovrebbe parlare di tutto meno che delle competenze dei professionisti sanitari? La prima e più impellente questione è allora definire con gli strumenti previsti dalla legge ordinaria quali siano le competenze che lo Stato ritiene debbano essere riservare ai medici e alle altre figure professionali.
Nel più antico testo di strategia militare esistente “l’arte della guerra”, risalente al V-VI° a.c., il suo autore Sun Tzu si ripropone di fornire un manuale pratico sull’arte della guerra ad uso di ambienti diplomatici e di corte. Il testo è ritenuto un monumento dell’umanità, non inferiore come valore a quello del libro dei mutamenti I King e del libro della via e della virtù Tao Te Ching e fornisce, nei XIII capitoli che lo costituiscono, le indicazioni indispensabili per condurre una guerra vittoriosa. L’arte della guerra è di vitale importanza per lo Stato, sostiene Sun Tzu, ed essa è una questione di vita o di morte, una scelta che può condurre alla salvezza o la rovina.

La guerra si regge poi su cinque fattori: la legge morale, il cielo, la terra il comandante, il metodo e disciplina e le virtù che riguardano il comando sono saggezza, sincerità , benevolenza, coraggio e rigore. Vince la guerra chi usa l’inganno ma vince anche chi è più imbevuto di legge morale ovvero sia chi può disporre del pieno accordo dei soldati (con il proprio sovrano) che fa si che essi lo seguano senza riguardo per la propria vita. E’ ora chiaro il perché i medici, sotto la guida della FNOMCeo abbiano perso la loro guerra; stremati dal doroteismo inconcludente della passate presidenze si sono visti tagliare l’erba sotto i piedi senza che i comandanti, totalmente privi di visione strategica, suonassero l’allarme. E così, solo oggi, e non dopo numerosi tentennamenti anche della Neo presidente Roberta Chersevani, il Comitato Centrale della FNOMCeo si è reso conto che avere avuto un atteggiamento possibilista sul comma 566 è stato un errore imperdonabile.
 
Come si è potuto accettare infatti che una norma, introdotta con quell’inganno di cui parla Sun Tzu, si sia potuta infilare in una legge - quella di stabilità - che dovrebbe parlare di tutto meno che delle competenze dei professionisti sanitari, senza suscitare la protesta energica della FnomCeo?

Come è stato possibile che la dirigenza della FNOMCeo, che ha come compito istituzionale quello della difesa della professione, abbia cambiato posizione solo dopo la sentenza del TAR Lazio, dimostrando così una totale incapacità a portare avanti autonome iniziative? C’è da chiedersi infatti cosa avrebbe fatto la FNOMCeo se il TAR Lazio avesse dato torto ai ricorrenti contro la Regione Lazio e la risposta più probabile è: nulla, come del resto è stato finora. I medici del nostro paese, in realtà, non sanno più cosa sono, cosa rappresentano e quale sia il loro ruolo nella società. Questa è l’amara verità e di tale verità la FNOMCeo non si rende nemmeno conto.

La perdita di status e il progressivo demansionamento che stringono come in una morsa i medici, non è evidentemente una argomento degno di attenzione e così si preferisce perdere tempo nella redazione di astrusi codici deontologici, ipotizzando per loro un valore di legge che non hanno, invece di affrontare la battaglia e porre le questioni sul tappeto. Certo affrontare le questioni a viso aperto espone al rischio che poi si risulti antipatici e che la carriera non progredisca oltre, ma alla fine di quella “duttilità” politicamente corretta, di cui hanno dato prova alcuni dirigenti, a beneficiarne non sono stati certo i medici. La prima e più impellente questione è allora definire con gli strumenti previsti dalla legge ordinaria quali siano le competenze che lo Stato ritiene debbano essere riservare ai medici e alle altre figure professionali che con pari dignità ma con funzioni differenti operano nel SSN. Ne va da sé che nessun confronto è possibile prima di questo chiarimento preliminare e che pertanto il comma 566 deve essere ritirato in quanto inammissibile al di là di ogni ragionevolezza.

Ieri la FNOMCeo pare abbia fatto propria questa posizione, e questo è già un fatto positivo. Si tratta di consolidare una nuova strategia che non vuole essere una chiamata alle armi di natura corporativa, ma la richiesta di assunzione di responsabilità da parte dei soggetti a cui tale responsabilità compete per legge: Ministro della salute, governo e Parlamento.

Rimangono poi le altre questioni di cui sarebbe più interessante discutere se la quotidianeità non ci portasse altrove. Questioni che non sono in agenda o per le quali non ci si spende, come invece, si dovrebbe. La FNOMCeo in altre parole dovrebbe fare sue altre battaglie che aprano la professione ai problemi che assillano le società post-moderne piegate ormai senza difesa alle logiche del mercato. Problemi che riguardano in primis la difesa del diritto alla salute (in Italia come in Grecia o negli altri paesi del sud del mondo) il rifiuto della mercificazione della salute, la centralità del paziente nel processo di cura, la presa in carico da parte del medico e il suo ruolo che, nella antinomia più famosa della storia della filosofia, quella di servo/padrone di Hegel, deve trovare più assonanza nel primo che nel secondo.

Roberto Polillo 
1 giugno 2015
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