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QS Edizioni - giovedì 2 maggio 2024

Lavoro e Professioni

Liberalizzazione farmacie. La politica ha finalmente colto il rischio. Bene Gelli

di Federico Jorio
immagine 10 settembre - Ha fatto bene e detto meglio il responsabile della sanità del PD Federico Gelli, che da medico specialista in sanità pubblica e da politico accorto, attento alla corretta esigibilità del diritto alla tutela reale della salute, ha detto no al liberalizzazione della fascia C
Finalmente la politica prende intelligentemente atto del rischio che si corre supponendo di liberalizzare il sistema delle farmacie. Una filiera assistenziale, da molti osservatori europei ritenuta la più garante dei livelli assistenziali relativi in ambito comunitario, che garantisce farmacie ovunque, anche e soprattutto nelle migliaia di piccoli comuni ove fare il farmacista è davvero difficile. Ciò in quanto, oltre ad accontentarsi di utili veramente esigui, lo stesso deve essere attrezzato da una forte dose di altruismo, garante delle cure assistenziali che vanno assicurate a quella popolazione anziana, in forte incremento.
 
Ha fatto quindi bene e detto meglio il responsabile della sanità del PD, on.le Federico Gelli, che - da medico specialista in sanità pubblica e da politico accorto, attento alla corretta esigibilità del diritto alla tutela reale della salute, ha detto no al liberalizzazione della fascia C. Un'opzione condivisibile specie allorquando, ha affermato che "non sempre liberalizzare è un bene di per sé". Aggiungiamo che, nel caso della farmacia e dei farmaci, è tutt'altro. E' pericolosissimo.
 
Le ragioni del no risiedono:
 a) nella esaustività del servizio in termini di offerta assistenziale capillarizzata ai massimi livelli, con presidi diffusi sull'intero territorio nazionale, in quanto tali garanti dei relativi Lea a mente dell'art. 117, comma 2, lettera m, della Costituzione. Un servizio nei cui confronti sarebbe interessante censire i feedback della cittadinanza, che rappresenta la maggiore tifoseria del proprio farmacista di fiducia, a cominciare da quella dei micro comuni montani spogliati di tutto e spesso isolati da reti viarie che, nel Mezzogiorno e non solo, sono infrequentabili;
 b) nel pericolo diffuso di mettere a rischio l'esistenza fisica delle aziende-farmacie che, stante le situazioni che rendicontano la frequenza di centinaia di procedure fallimentari e concordatarie, vivono situazioni di precarietà dei conti, fatta eccezione di quelle urbane super accorsate che continuerebbero, sempre e comunque, ad essere protagoniste in qualsivoglia condizioni di mercato;
 c) nella preoccupazione di disperdere l'occupazione che le attuali 19 mila farmacie, con sensibile tendenza a crescere di almeno altre 2 mila, assicurano nonché l'occasione per gli assegnatari delle nuove sedi nei concorsi in definizione, spesso in regime societario nutrito di presenze, di garantirsi un futuro dignitoso;
 d) nel registrare un saldo di presenza e di servizio positivo del sistema delle farmacie italiano rispetto agli altri Paesi europei, ove a fronte di una popolazione residente maggiore si registra un numero di farmacie uguale o minore;
 e) nel dovere pubblico di non alimentare le aspettative, che già tanti danni hanno determinato nella economia di altrettante famiglie, di tutti coloro i quali, spesso strumentalmente gestiti da novelli capi-popolo, continuano a credere nelle iniziative alternative alle farmacie, verosimilmente utili solo alla GDO capace di affrontare in proposito investimenti seriali ammortizzabili grazie esclusivamente alle alte presenze che quotidianamente registrano.
 
A ben vedere, tante le ragioni del no, a fronte di ragioni del si che difficilmente si rintracciano, se non nell'affrontare l'argomento con una inutile demagogia.
 
Concludendo, una preoccupazione insita nel DDL concorrenza, che sarà di qui a pochissimo approvato, è l'estensione alle società di capitali e la previsione delle titolarità illimitate. La preoccupazione riguarda essenzialmente, come già sottolineato in un mio precedente commento, il pericolo che nel sistema si possa insediare sensibilmente l'investimento "mafioso", tale da proporre sul mercato uno strumento raffinato da destinare alla pulizia del danaro sporco. Al riguardo, dovrà elevarsi l'attenzione dei preposti a che ciò non avvenga e che l'opzione possa, di contro, servire ad incrementare le chance di investimento di capitale e lavoro, di quelle famiglie composte non da soli farmacisti.
 
Avv. Federico Jorio, Ph.D.
Studio associato Jorio - Cosenza   
10 settembre 2015
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