toggle menu
QS Edizioni - sabato 4 maggio 2024

Lavoro e Professioni

Migranti. Appello dei pediatri alla istituzioni: “Cittadinanza italiana ai nati sui barconi arrivati in Italia”

immagine 6 ottobre - Per la Federazione Italiana dei Medici Pediatri (Fimp) bisogna infatti considerare la delicatezza dei primi momenti della vita e garantire il recupero delle condizioni psicofisiche della diade madre-bambino. “È necessario sottrarre il più presto possibile il neonato profugo con i propri genitori dallo stato di emergenza, evitando le lunghe persistenze nei centri di accoglienza o di identificazione”.
La Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp) lancia un appello alle istituzioni - attraverso una lettera inviata ai Presidenti della Repubblica, del Consiglio del Ministri, della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, e ai Ministri degli Esteri, Interno, Salute, Lavoro e Politiche Sociali - perché “ogni minore ‘nato migrando’ da madre profuga per guerra o povertà, tratto in salvo sul territorio italiano, possa ricevere sin dalla nascita la cittadinanza italiana, considerando l’impossibilità di rientro nel proprio paese per conflitti in atto o per condizioni che minaccerebbero lo stato di salute e la vita”.

Giampietro Chiamenti, Presidente della Fimp spiega che “durante i lavori del nostro X Congresso nazionale, dedicato ai primi 1000 giorni di vita del bambino, è maturata la decisone di lanciare questo forte appello alle Istituzioni e pediatri di famiglia della FIMP auspicano che anche altre società scientifiche e associazioni possano raccogliere presto e fare propria questa istanza”.

“In attesa di attivazione delle procedure della Dichiarazione di New York per i profughi e migranti del 19 Settembre 2016, e in relazione alla legge italiana sulla Cittadinanza (legge n. 91/1992) la cui riforma è approdata in Senato”, i pediatri di famiglia della Fimp vogliono “mantenere alta l’attenzione sulle disuguaglianze nel riconoscimento dei diritti dei minori nelle condizioni di maggiore vulnerabilità: le migrazioni forzate sono oggi una delle condizioni a maggior rischio sia per i fattori di espulsione tragici e spesso irreversibili, sia per le problematiche incontrate nel difficile percorso migratorio e le persistenti difficoltà nell’accoglienza in Italia e in Europa”.

Occorre infatti considerare, evidenziano i pediatri, “la delicatezza dei primi momenti della vita per lo sviluppo dell’individuo, bisogna garantire ogni forma di recupero delle condizioni psicofisiche della diade madre-bambino sopravvissuta ai tanti pericoli di una migrazione forzata”.

“È necessario sottrarre il più presto possibile il neonato profugo con i propri genitori dallo stato di emergenza – ricorda Maria Rosaria Sisto, Responsabile Nazionale Fimp per il Bambino Immigrato -, evitando le lunghe persistenze nei centri di accoglienza o di identificazione. Concedere lo ius soli a questi minori li sottrarrebbe dai rischi connessi con il perdurare di uno stato di irregolarità e di disuguaglianza nel riconoscimento dei diritti fondamentali garantiti dalle nostre leggi a tutti i bambini presenti sul nostro territorio”.  

I pediatri di famiglia della Fimp comunicano che “si impegnano e continueranno ad impegnarsi  in questa direzione”. 
6 ottobre 2016
© QS Edizioni - Riproduzione riservata