Entra nel merito la dirigenza Snami dopo che voci autorevoli di società scientifiche e sindacati auspicavano che gli aumenti previsti per l’acn della Medicina Generale andassero nelle voci variabili della busta paga e non per la parte fissa della quota capitaria.
Angelo Testa, presidente nazionale Snami: “Il nostro sindacato chiede ufficialmente che gli aumenti, ridicoli quelli proposti, ricadano direttamente nella quota capitaria. Occorre inoltre aggiungere che il nostro lavoro si rivela sempre più impegnativo con il passare del tempo: visite domiciliari programmate e non, aggiornamento della scheda sanitaria obbligatoria, consulti telefonici e telematici, attività di screening, nuove incombenze on line, burocrazia alle stelle in variazione ad aumento costante. Il tutto dipendente sia dalla composizione della popolazione assistita che dalle caratteristiche orogeografiche e sociali delle varie realtà del nostro Paese”.
“La nostra quota capitaria è miserrima - continua
Gianfranco Breccia, segretario nazionale Snami, in senso assoluto ma anche relativamente al fatto che andrebbe moltiplicata per 12 mensilità dei mesi dell’anno e divisa per 13, non avendo noi la tredicesima mensilità, e ulteriormente decurtata delle ferie che ci dobbiamo pagare direttamente. Praticamente un’elemosina continuamente erosa dalle spese fisse di produzione del reddito in costante aumento tra cui la vettura, l’assicurazione professionale, l’affitto dello studio, le spese di telefono ed elettricità ed altre utenze, hardware e software dedicato, i rifiuti speciali, fiscalista, segretaria etc. etc.”.
“Teoricamente non farebbero una piega - conclude il presidente Testa - le considerazioni di chi vorrebbe che le voci variabili del nostro stipendio, progetti aziendali e regionali, andrebbero incrementate per “i più bravi” che vogliono lavorare di più e meglio. Peccato che abbiano dimenticato che già si lavora ordinariamente sempre di più, che la giornata ha 24 ore, che i Medici di Medicina Generale sono in grave sofferenza economica e che i nostri emolumenti, fermi da anni, hanno perso potere d’acquisto. In sostanza un impoverimento di fatto. In questo contesto per lo Snami si deve applicare la logica di “quota capitaria come zoccolo duro” e non voci volatili dei nostri emolumenti, per evitare gli “storni e gli scippi” degli anni passati, della serie che molti dei nostri soldi non si sa che fine hanno fatto”.