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QS Edizioni - lunedì 29 aprile 2024

Lavoro e Professioni

Medici e infermieri in Emila Romagna. Mangiacavalli: “Basta polemiche sterili che non producono fatti”

di Barbara Mangiacavalli
immagine 29 dicembre - Quello che serve è un modello multiprofessionale di gestione sanitaria, a livello clinico e manageriale, in cui conta la multiprofessionailtà e non si guarda alla posizione del professionista, ma al soddisfacimento appropriato dei bisogni del paziente
Basta polemiche sterili che non producono fatti. E' ora di dare uno stop a questo muro contro muro che non giova ai professionisti e soprattutto danneggia i pazienti: il valore degli uni e degli altri si dimostra sul campo, non con le parole e i risultati dei nuovi modelli di assistenza sono sotto gli occhi di tutti".
 
E' sufficiente leggere ciò che è scritto nell’ultimo rapporto Oasi del Cergas Bocconi per quanto riguarda le cure intermedie, l’assistenza sul territorio e proprio le Case della salute per comprendere quale deve essere a livello nazionale il nuovo modello di assistenza: “Nelle esperienze censite (la Bocconi fa numerosi esempi di efficienza nel suo rapporto, ndr), risulta centrale la figura del case manager infermieristico come cabina di regia del percorso personalizzato e nella costruzione della continuità con gli altri professionisti della rete, tra cui il Mmg quale referente clinico e gli altri specialisti. Si tratta di un modello che rimette in discussione non solo le relazioni tra professioni sanitarie e classe medica, ma anche quelle tra gli specialisti storicamente collocati in ospedale”.
 
Il modello e la risposta che ne consegue a quanto pare sono estremamente chiare: un modello multiprofessionale di gestione sanitaria, a livello clinico e manageriale, in cui conta la multiprofessionailtà e non si guarda alla posizione del professionista, ma al soddisfacimento appropriato dei bisogni del paziente, sena differenze di titolo per azioni che invece sono universalmente riconosciute anche agli infermieri e che, anzi, a livello di direttive europee, fanno esplicitamente parte del loro profilo professionale.
 
Prendiamo atto della solita posizione di alcuni ordini locali che sono coerenti con la propria storia ancorata a vecchi stereotipi ormai obsoleti. Ci auguriamo come Federazione Ipasvi che certe posizioni siano circoscritte a loro e non siano espressione totalitaria e diffusa del mondo medico che finora ha dimostrato più volte disponibilità al dialogo. Dovrebbe essere ormai chiaro che la gestione e l'organizzazione non viene decisa per i professionisti ma per gli utenti e per i loro bisogni. 
 
Barbara Mangiacavalli
Presidente della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi
29 dicembre 2016
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