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QS Edizioni - mercoledì 1 maggio 2024

Lavoro e Professioni

L’Antitrust “condanna” la Vitaldent: “Stop alla pubblicità ingannevole”. Renzo (Cao nazionale): “Rendiamo obbligatorio un controllo preventivo, svolto dagli Ordini, sulla pubblicità sanitaria”

immagine 27 luglio - Ll’Agcm obbliga la catena di cliniche Vitaldent, che avevano pubblicizzato in maniera ingannevole la loro attività di prevenzione odontoiatrica legandola al ministero della Salute, a chiarire agli utenti via mail e sul proprio sito di non aver sottoscritto alcun accordo o protocollo specifico con il ministero, e a sottoporre al vaglio dell’Ufficio Legale ogni nuova pratica di comunicazione o marketing prima della sua diffusione. Il provvedimento
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato “striglia” la catena di cliniche odontoiatriche Vitaldent e li obbliga a correggere il tiro e a chiarire agli utenti i termini di una loro pubblicità “ingannevole”. Pena, in caso di inottemperanza, la riapertura d’ufficio del procedimento e la sanzione da 10mila sino a 5 milioni di euro.

Tutto nasce da un sms inviato a gennaio a quasi mezzo milione di italiani. Un messaggio di poco meno di 160 caratteri nel quale si comunicava ai potenziali clienti: “La prevenzione Vitaldent in linea con il Ministero della Salute: check - up senza impegno e puoi finanziare le tue cure! rispondi SI’ e ti ricontatteremo”.

Messaggio che ha suscitato la pronta reazione della Commissione Albo Odontoiatri nazionale che, dopo aver acquisito dal Ministero della Salute la conferma ufficiale sulla sua totale estraneità all’iniziativa lanciata dai Centri odontoiatrici Vitaldent, già il 6 febbraio sporgeva formale segnalazione all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.
 
E ora, a distanza di pochi mesi è arrivata la decisione dell’Antitrust (pubblicata sul Bollettino n° 28 del 24 luglio, e catalogata con il numero di provvedimento 26664) con la quale si obbliga la Vitaldent a tener fede ad alcuni impegni che la società stessa ha proposto. Ossia: a non veicolare mai più simili messaggi; a inviare ai destinatari dell’sms di gennaio una spiegazione via mail, pubblicandola anche, per un mese, sul proprio sito; e soprattutto a rendere molto più rigoroso il controllo sulle proprie comunicazioni commerciali, attraverso l’applicazione di un programma che prevede, tra l’altro, la formazione dei comunicatori, la responsabilizzazione di tutti i soggetti coinvolti sulla normativa in materia di pubblicità ingannevole. E ancora a istaurare una procedura interna di controllo, con l’obbligo di sottoporre al vaglio dell’Ufficio Legale ogni nuova pratica di comunicazione o marketing prima della sua diffusione.
 
Una sentenza che ha soddisfatto, il presidente della Cao nazionale Giuseppe Renzo. Ma solo a metà.
“Da una parte, sembra che il vento stia cambiando – ha commentato – sentenze dell’AGCM come questa confermano una maggior attenzione dell’Authority alle peculiarità della pubblicità sanitaria e alle sue ricadute sulla salute pubblica. In particolare, si assiste qui quasi a una sorta di commissariamento dei settori comunicazione e marketing da parte dell’Ufficio Legale. E la Vitaldent rimane comunque ‘attenzionata’ dall’Antitrust, pronta a intervenire anche pesantemente alla prossima infrazione”.
 
“Dall’altro lato, però – ha aggiunti Renzo – questo risultato, ancorché positivo, dimostra ancora una volta che anche i più volonterosi interventi, se svolti a posteriori, possono tutt’al più ristabilire la correttezza del messaggio, ma mai riparare al danno già fatto. Nel caso specifico, per ammissione della stessa Vitaldent, 452.908 persone sono state raggiunte, in soli 15 giorni, da questo sms ingannevole, 2.040 hanno risposto “Sì” e hanno quindi proseguito in questo dubbio percorso: che ne sarà di loro? E quella di ricontattare tutti ‘per chiarire’, proposta dalla società, non potrebbe essere essa una strategia studiata a tavolino e che, in ogni caso, rischia di reiterare il messaggio, dandogli anzi, attraverso il sito, una diffusione ancora più grande?”.
 
“La soluzione è una e una sola – conclude Renzo – ed è quella che la Cao nazionale porta avanti da tempo, ora con il sostegno dell’intera Fnomceo: rendere obbligatorio un controllo preventivo, svolto dagli Ordini, sulla pubblicità sanitaria. Perché se compro su internet, spinto dalla reclame, una maglietta e ricevo merce non conforme, posso cambiarla, e al limite avrò perso tempo e denaro. Ma se finisco in un percorso di cure sbagliato, chi mi restituirà la salute persa? Nessun giudice, nessun risarcimento potrà mai pareggiare i conti”.
27 luglio 2017
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