“Anche di fronte a ‘sentieri stretti’ e ‘risorse scarse’ è essenziale che “la legge di bilancio finanzi la stabilizzazione dei ricercatori, come proposto dal ministero della Salute, e che riconsideri la decisione di limitare al 60% i fondi della ricerca corrente, destinati al personale”. E’ quanto sostiene
Sergio Barbieri, vicepresidente vicario Cimo-Cida, che chiede provocatoriamente uno ‘ius soli’ per i ricercatori, spinti a lasciare il Paese a causa di un quadro legislativo e retributivo inadeguato.
“Se non si interviene subito – ha specificato Barbieri – si perde sia il capitale investito in formazione, sia il valore aggiunto legato al lavoro che questi ricercatori svolgeranno all’estero. I dati parlano chiaro:
l’Italia è al 30° posto per numero di addetti alla ricerca ed al 31° per percentuale di Pil investito in ricerca, ma è all’8° posto per produzione scientifica (fonte, Ocse 2016). Questo significa che i ricercatori italiani lavorano molto bene con pochi mezzi e con pressoché nessun riconoscimento”.
“Oltre un anno fa – ha spiegato il vicepresidente Cimo -
al ministero della Salute era stata definita una proposta per inquadrare con contratti a tempo determinato e con una progressione di carriera legata alla produttività scientifica, il personale che attualmente lavora negli Ircss con contratti di collaborazione continuativa e professionale o con borse di ricerca. Ad oggi non si è ancora ottenuto nulla, stretti tra vincoli di bilancio e decisioni su capitoli di spesa che non contribuiscono certo allo sviluppo del paese e ne compromettono la capacità di generare ricchezza”.
“Più recentemente ed in prossimità delle scadenze prefissate, è
stato deciso dal ministero della Salute che solo il 60% dei fondi dedicati alla ricerca possa essere impiegato per il personale. La logica dietro questa decisione- ha detto ancora Barbieri - non tiene conto della realtà. Certamente un’attività di ricerca si basa anche su investimenti in tecnologia e materiali di consumo. Certamente personale amministrativo che si occupa di mandare avanti anche l’attività assistenziale è impropriamente retribuito attraverso questo strumento. Riteniamo che sia inutile nonché dannoso eliminare i contratti atipici o le spese sul personale ritenute improprie, se non si provvede per tempo a preparare qualche altro strumento che eviti di mettere in ginocchio la ricerca biomedica italiana, condannandola alla marginalità più assoluta”.
“Ci sono 3.300 persone - ha concluso Barbieri - che
hanno dato al Paese più di quello che hanno ricevuto e che hanno il diritto di vedere riconosciuto il proprio contributo alla ricchezza nazionale”.