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QS Edizioni - domenica 19 maggio 2024

Lavoro e Professioni

Coronavirus. Anelli (Fnomceo): “Dopo più di due mesi ancora molti medici senza protezioni”. Chiesto il ritiro di tutti gli emendamenti sulla responsabilità professionale: “Vanno riscritti dopo audizione medici in Parlamento”

immagine 5 aprile - La Fnomceo torna a chiedere di essere audita in Parlamento per “offrire il contributo e le osservazioni su tutti gli emendamenti necessari per migliorare il lavoro e compensare i sacrifici dei nostri medici”. E Anelli lancia nuovamente un grido d'allarme sulla questione dei DPI per i medici dopo la consegna delle mascherine non idonee agli Ordini (che sono ora in attesa delle nuove consegne promesse dalla Protezione civile) e i ritardi che ancora oggi privano di protezioni adeguate moltissimi medici in tutta Italia.
“Esprimiamo profondo sconcerto: sono passati più di due mesi dalla data di dichiarazione dello stato di emergenza nazionale, il 31 gennaio. Eppure, ancora oggi molti medici, in particolare i medici di medicina generale, che costituiscono la prima linea nella gestione dei pazienti sul territorio, sono del tutto privi dei più basilari dispositivi di protezione individuale. Siamo stanchi di promesse, non ci bastano le parole: non abbiamo più lacrime per piangere i nostri morti, che salgono oggi almeno 80, mentre continuiamo a ricevere segnalazioni. Molti, come il nostro Roberto Stella, che ha continuato ad assistere i pazienti senza protezioni a costo della sua stessa vita, erano medici di famiglia. Ora basta: vogliamo segni concreti da parte del Parlamento e del Governo”.
 
È amareggiato il presidente della Fnomceo Filippo Anelli che ieri sera ha lanciato l'ennessimo grido d'allarme mentre salgono a 80 i medici deceduti nella lotta contro il Covid-19. “Anche le buone intenzioni si infrangono contro ostacoli burocratici”, dice il presidente dei medici italiani riferendosi alla notizia delal bocciatura da parte dela Ragioneria Generale dello Stato dell'emendamento al “Cura Italia” della Dem Paola Boldrini che prevedeva la fornitura di dispositivi individuali di protezione “in via prioritaria ai medici dipendenti e convenzionati, agli operatori sanitari e sociosanitari, ai medici di medicina generale, ai pediatri di libera scelta e ai farmacisti”.
 
E poi Anelli ricorda l'episodio della distribuzione agli Ordini dei Medici dei capoluoghi di Regione di mascherine per uso civile al posto delle FFP2 per uso sanitario con le conseguenti scuse del Commissario Arcuri e del capo della Protezione civile Borrelli e la promessa di un nuovo invio di mascherine adegiate in quetso fine settimana che dovrebbe concludersi, “compatibilmente con la domenica”, lunedì mattina.
 
Nel frattempo, la Fnomceo ha invitato gli Ordini che le avessero in carico a donare le mascherine ricevute per errore “ad associazioni pubbliche o private che operano nel sociale nell’interesse dei più deboli affinché siano utilizzate dalla collettività per aumentare i livelli di difesa dall’aggressione del coronavirus”.
 
E infine Anelli ritorna sulla questione degli emendamenti al Cura Italia che, nati per offrire una soluzione al problema della responsabilità professionale dei medici e degli operatori sanitari in prima linea contro la Covid sembrano, sottolinea il presidente Fnomceo, “volti ad esentare le strutture e gli amministratori da ogni responsabilità verso gli operatori e i cittadini che si siano infettati”. 
 
“La misura è veramente colma – conclude Anelli -. Ci facciamo dunque portavoce del disagio che sta montando in tutti gli Ordini dei Medici territoriali e chiediamo che tutti questi emendamenti, che sono stati presentati senza chiedere in alcun modo il parere della Fnomceo, siano subito ritirati per consentire, con il giusto tempo, di avviare un confronto con il Governo. È necessario che le procedure di partecipazione democratica siano ripristinate, così che la Fnomceo sia audita in Parlamento al fine di offrire il contributo e le osservazioni su tutti gli emendamenti necessari per migliorare il lavoro e compensare i sacrifici dei nostri medici”.
5 aprile 2020
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