“Il servizio pubblico è tenuto ad erogare tutti i servizi e le prestazioni comprese nei LEA e quindi a “sopportarne” i costi, mentre il privato ovviamente non è tenuto a farlo. Per questo è giusto stabilire un limite, un “tetto”, oltre il quale l’offerta dei produttori privati non può e non deve andare (con strumenti vincolanti quali ad esempio la regressione tariffaria) e standard di qualità da rispettare.”
Questa la motivazione centrale contenuta nella memoria CGIL – FPCGIL - FPCGIL Medici - illustrata e consegnata oggi dal segretario nazionale della FPCGIL Medici Massimo Cozza all'audizione presso la XII Commissione Affari Sociali della Camera - con la quale si boccia il Progetto di Legge C. 4269 (D'Anna ed altri) finalizzato a parificare il meccanismo dei tetti di spesa tra strutture pubbliche e private.
“E’ la programmazione pubblica che deve stabilire quali sono i Livelli Essenziali di Assistenza appropriati da garantire ai cittadini,” si legge ancora nel documento” e perciò a cosa deve mirare la “produzione” di prestazioni sanitarie. Infatti, l’offerta tende a selezionare la domanda, non in base all’appropriatezza ma alla convenienza economica del produttore. Solo così l’attività dei servizi è fortemente regolata e orientata dai bisogni dei cittadini e non dalle “convenienze” dei produttori (clamoroso è il recente episodio della clinica privata Santa Rita a Milano). Diversamente, potrebbero essere privilegiate le prestazioni “superflue” ma ad alto valore aggiunto, a scapito delle prestazioni (e degli utenti) poco remunerative”.