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QS Edizioni - sabato 27 aprile 2024

Lettere al Direttore

Una scienza impareggiabile per medici e malati impareggiabili

di Maria Luisa Agneni
21 marzo - Gentile Direttore,
l’ultimo libro del professor Ivan Cavicchi “La scienza impareggiabile. Medicina medici e malati” è l’espressione di una esigenza che si sta facendo sempre più impellente fra i medici e gli operatori sanitari rispetto ad una crisi della medicina innegabile ma sottaciuta , percepita da tutti anche se ammessa in pubblico solo dai più coraggiosi.
 
In questo libro che dovrebbe essere studiato oltre che letto, che dovrebbe diventare un libro di testo per gli studenti della facoltà di medicina e non solo, vengono esposte le cause della crisi della medicina e dunque della nostra professione con la consueta competenza e passione tipica dell’Autore.
 
Ma da dove viene questa crisi? si può risolvere? E se sì come?
Il professor Cavicchi che analizza le cause offre anche le soluzioni, impegnative ma entusiasmanti e vede nel medico , in una diversa modalità di essere medico ,la spinta propulsiva al cambiamento e al ripensamento di una medicina più coerente ai tempi e a quello che i cittadini si aspettano da noi.
 
Viene esaminato con assoluta originalità l’impianto concettuale della medicina a tre moduli: paradigma, dottrina e disciplina esistente sin dagli albori quando fu “raccontata dal mito con la stessa razionalità con la quale si sarebbe raccontato un evento scientifico” infatti con il mito i nostri antenati spiegavano scientificamente la nascita dell’universo, la morte dell’uomo, la realtà fisica e metafisica.
 
Il tutto per dare un senso alla medicina per renderla più comprensibile e fruibile.
Il paradigma si incentra sulla malattia strettamente legata al senso di giustizia ovvero a ciò che è giusto fare, ciò che si deve fare o ciò che è opportuno fare, mettendo le basi alla deontologia con “ a priori” morali e collegandola a ciò che è utile per un diritto alle cure.
 
Mentre il paradigma si occupa di enunciati e postulati normativi inerenti alla malattia , la dottrina, che ne consegue direttamente, trasforma gli enunciati in regole per istruire la medicina per la disciplina che si occupa dell’operatività e delle prassi(clinica) dove la malattia , finora, è sempre l’oggetto dello studio, della cura, della prognosi.
 
Nel corso dei millenni l’impianto si è mantenuto stabile con le dovute variabili tipiche degli orientamenti o indirizzi dei secoli, in particolar modo dal Rinascimento ai giorni d’oggi , ma col passare del tempo il paradigma si è eclissato e l’impianto della medicina si è ridotto a due moduli: la dottrina e la disciplina che hanno così perso la guida del primo paradigma obbedendo solo alla legge della scienza.
 
“Oggi il vecchio paradigma si è sgretolato, ma senza un ricambio, la dottrina ippocratico-positivista funziona come se fosse un paradigma ma incontrando forti problemi di consenso sociale, e la disciplina a livello di prassi tradisce delle difficoltà nelle sue relazioni con i malati”.
 
Noi che ogni giorno ci occupiamo di curare i malati agiamo secondo questi tre moduli di impianto che non sono più coerenti con quello che i cittadini ci chiedono o con i cambiamenti radicali del contesto sociale in cui viviamo ,ma rifare questo impianto è piuttosto impegnativo e forse per questo nessuno ha avuto il coraggio e la forza di occuparsene ,anche se il disagio della nostra professione è talmente sofferto che a volte siamo portati ad attribuire a cause marginali e non fondanti ,la nostra difficoltà ( aziendalizzazione della sanità , mancanza di fondi, turni di lavoro massacranti , eccessiva burocratizzazione del lavoro) senza avere la consapevolezza che basterebbe rinnovare il contratto fra medicina e società traducendo nuovi postulati in nuovi presupposti e quindi in nuove regole e infine in nuove prassi con nuove deontologie.
 
Infatti sostituire in un nuovo paradigma la malattia con il malato (che la medicina cura il malato e non solo le malattie) ,o che la natura non è così universale perché ha delle proprie specificità, o che la malattia non è colpa dell’uomo, avrebbe delle ricadute sostanziali sulla definizione della dottrina e della disciplina!
 
Infatti la medicina è complessità e la ragione ( del medico ippocratico) viene prima della razionalità (dell’EBM), la filosofia affianca la scienza,” l’esperienza resta la base della conoscenza ma il medico deve essere necessariamente un bravo intellettuale”.
 
Se nel paradigma il malato sostituirà la malattia allora chi sarà ad avere il ruolo per studiare, conoscere , curare il malato? Una serie di a priori pre-confezionati? O di algoritmi matematici e probabilistici? Chi avrà la possibilità di considerare anche la singolarità di una persona che soffre che non sarà mai compresa in alcuna procedura standardizzata se non il medico? Ecco che il medico con le relative prassi si inserirà come quarto modulo nel nuovo impianto concettuale della medicina e questo ci riempie di orgoglio perché finalmente riconosce le potenzialità della professione medica che sentiamo penalizzate caricandoci di rabbia o di rassegnazione , anche se molti di noi , coraggiosamente ,sono dotati di uno spirito precursore ed anticipatore.
 
Ma se non saremo capaci di affrontare la crisi , senza rimandare o delegare ai posteri riformando così l’impianto della medicina, apparentemente nulla di tragico potrà succederle e succederci se non un impoverimento culturale sempre più inesorabile e la consegna ad altri di orientare il tutto verso pericolose derive di cui ci pentiremo.
 
Personalmente credo che la società in cui viviamo non intenda più farsi curare paternalisticamente ma vuole scegliere come curarsi e noi dobbiamo avere la conoscenza, l’esperienza , la sensibilità e la formazione giusta per una scelta adeguata oltre alla capacità di ragionare in autonomia.
 
Allora la scienza impareggiabile, la medicina, che non si può che definire così perché ha a che fare con la persona che soffre con la sua storia , il suo contesto con le sue singolarità e che non ha altre pari ,sarà compiuta da un medico istruito del metodo ma che ha la libertà di interpretare il metodo ,che abbia capacità ragionative e discrezionali( discrezionalità non corrisponde ad abuso).
 
Per il medico impareggiabile il malato è la strada da seguire non il metodo, che lo “farà sterzare tutte le volte che sarà necessario e andare dritto tutte le volte che si deve andare dritto” ma che sarà anche definito giuridicamente in maniera impareggiabile, formato in maniera impareggiabile e retribuito in maniera impareggiabile .
 
Spero che questo libro pieno di fiducia nel nostro lavoro e che ci rende orgogliosi di come viene inteso sia conosciuto da molti colleghi perché ciò che propone possa essere un orientamento robusto per il nostro degno futuro e soprattutto per quello della sanità e che anche dalla base della professione tanto esasperata quanto rassegnata possa emergere una nuova energia per un cambiamento epocale di ciò in cui crediamo.
 
Maria Luisa Agneni
Pneumologa
 
  
21 marzo 2022
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