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QS Edizioni - giovedì 2 maggio 2024

Lettere al Direttore

Oss. Il problema delle nuove competenze va affrontato a livello nazionale

di Paola Boldrini
22 aprile -

Gentile direttore,
come è noto sia io, come il Partito Democratico a cui aderisco,  non siamo  contrari all’implementazione di competenze per i professionisti e gli operatori della salute e in tal senso è improntata tutta la mia produzione legislativa  tant’è che, in particolare nel ddl S 2071 “Riordino del profilo professionale e della formazione dell'operatore socio-sanitario” ho così proposto all’articolo 2, comma 4 “Possono essere previsti moduli di formazione aggiuntivi per un massimo di 200 ore, di cui 100 di tirocinio e la restante parte a scelta del partecipante fra uno dei due percorsi in ambito sociale o sanitario, da svolgere successivamente all'acquisizione della qualifica professionale. I moduli sono mirati a specifiche tipologie di assistiti e contesti operativi in risposta a particolari esigenze emerse o individuate nell'ambito della programmazione delle regioni o delle province autonome”.

Tuttavia ho presentato un’interrogazione al Ministro Speranza evidenziando che l’iniziativa della Regione del Veneto sia tesa ad attribuire competenze infermieristiche agli operatori sociosanitari previo un corso integrativo di ulteriore formazione ma presenta i suoi seguenti limiti ed anomalie:

  • la Regione del Veneto ha deciso di ripresentare la delibera sull’operatore sociosanitario già  sospesa dal Tar e dal Consiglio di Stato, dopo il ricorso presentato dagli ordini professionali delle professioni infermieristiche  del Veneto insieme con il MIGEP, rappresentativo degli OSS, su pressione dei datori di lavoro privati e gestori di strutture residenziali stente la carenza di infermieri e le difficoltà dei bilanci;
  • gli Ordini delle Professioni Infermieristiche che inizialmente si erano  opposti fortemente anche in sede giudiziale e che invece attualmente, ne ignoro le motivazioni, invertono il loro giudizio e comportamento e firmano un accordo con la Regione per trasferire parte delle loro competenze agli OSS;
  • trattandosi di organizzazione del lavoro e di conseguente contrattazione collettiva è noto che agli ordini professionali è inibita per legge qualsiasi competenza contrattuale e invece da questo confronto e successivo accordo, quindi, sono state aprioristicamente escluse le organizzazioni sindacali dalla Regione, titolari, invece della materia;
  • l’accordo tra Regione del Veneto e Ordini degli infermieri sembrebbe andare oltre i contenuti dell’ accordo Stato-Regioni del 16 gennaio 2003,sull’oss con funzioni complementari, ampliando ulteriormente le competenze di tipo infermieristiche che potrebbero essere esercitate dagli OSS, senza che a tal fine sia previsto un loro diverso inquadramento economico e normativo né tutelati da rischi di esercizio abusivo di una professione sanitaria;
  • quindi il tutto potrebbe dar corso per i datori di lavoro delle RSA ad un  rischio reale  di vertenze sindacali presso il Giudice del lavoro per competenze superiori autorizzate o meglio obbligate e non retribuite.

    Tutto ciò premesso, ho interrogato il Ministro della Salute se sia a conoscenza di tali fatti e se non ritenga di intervenire nei confronti della Regione del Veneto e delle altre Regioni che vogliano intraprendere la stessa strada per evitare soluzioni tampone che massimizzando il profitto e non la tutela della salute consenta in particolare alle strutture private, di poter operare con meno infermieri e con minori costi creando conflitti tra il personale: gli infermieri che potrebbero sentirsi  esautorati del proprio ruolo e operatori sociosanitari che, avranno più responsabilità non codificate dal contratto e senza alcun riconoscimento economico.

Sarebbe, invece opportuno e  necessario dar corpo ad una iniziativa del Ministro Speranza, nazionale e centrale, che delinei, previo concertazione con i sindacati rappresentativi del comparto della sanità, nel pubblico e nel privato, sentiti gli ordini, per i soli aspetti deontologici, un percorso unitario ed unificante con il coinvolgimento delle Regioni e Province autonome e gli altri Dicasteri interessati, che definisca quali ulteriori competenze possano esercitare gli OSS previa ulteriore formazione teorica e pratica, concertata e condivisa, prevedendo il conseguente diverso trattamento economico e normativo sia nel contratto nazionale del personale del SSN che negli contratti nazionali della sanità per quegli operatori sociosanitari che, in virtù di tali intese, svolgano competenze più avanzate diverse ed aggiuntive a quelle del profilo professionale di base.

Inoltre, se è vero come è vero che siamo in presenza di un’emergenza infermieristica, è quanto mai  necessario, come si è ben operato nei confronti della carenza di medici specialisti, migliorare la capacità di programmazione dell’offerta formativa dei corsi di laurea per infermiere, coinvolgendo i sindacati e non solo gli ordini, aumentando, come del resto ho più volte proposto in varie emendamenti,  il numero dei posti disponibili  e di conseguenza la capacità formativa universitaria sia degli Atenei ma, soprattutto, coinvolgendo e potenziando le sedi formative nelle aziende sanitarie in convenzione con le università, rivedendo il percorso nella laurea magistrale prevedendo indirizzi clinici e specialistici nonché i medesimi diritti alla libera professione della dirigenza medica e sanitaria, dando alla professione una diversa e più allettante prospettiva di ruolo, di competenze e di carriera tale da renderla maggiormente appetibile alle giovani generazioni, tutte scelte presenti nei vari  disegni di legge ed emendamenti che ho presentato, i cui contenuti sono, ovviamente, a disposizione dell’Esecutivo.

Senza queste diverse visioni strategiche ho fatto presente al Ministro Speranza che saremmo in presenza di una mera e semplice operazione di riduzione dei costi contrattuali dettata dall’affrontare la sola emergenza, a carico dei soli operatori ed invece è quanto mai necessario avviare, altresì,  un confronto con le Regioni ed i sindacati, alla luce del mutato quadro epidemiologico e demografico del Paese, per un vero concertato, compreso e condiviso adeguamento progressivo, coerente ed omogeneo a livello nazionale, del profilo dell’operatore sociosanitario, nelle sue competenze di base ed in quelle diverse ed avanzate e nei conseguenti diversi  inquadramenti giuridici ed economici contrattuali ed, ovviamente, è un percorso auspicabile e necessario anche per gli altri profili professionali dei professionisti e degli operatori della salute.

Paola Boldrini
Vice Presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato

22 aprile 2022
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