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QS Edizioni - domenica 28 aprile 2024

Lettere al Direttore

Alcol. Consumi stazionari, rischi in calo: non abbassare la guardia

di Carla Collicelli
21 aprile -

Gentile Direttore,
la Giornata dedicata alla prevenzione dei rischi alcolici, giunta alla 22° edizione il 19 aprile scorso (Alcohol Prevention Day 2023) e ritornata quest’anno nella sede istituzionale dell’Istituto Superiore di Sanità in Aula Pocchiari, è stata un’utile occasione di verifica dello stato dell’arte del paese Italia rispetto al contesto internazionale di riferimento per quanto riguarda il consumo alcolico ed i relativi rischi. Una verifica importante, dopo la pandemia ed i ripetuti lockdown, e dopo la lenta uscita dal regime eccezionale imposto dalla prova del Covid, con il lavoro di sorveglianza epidemiologica tornato alle scadenze periodiche e consuete.

In questo contesto, la relazione di base presentata nel corso della giornata a cura del Sistema Monitoraggio Alcol (SISMA) del Centro Nazionale Dipendenze e Doping, arricchito dalle elaborazione dell’Osservatorio Nazionale Alcol dell’ISS - Rapporto ISTISAN 23/2 e da quelle Istat (Indagine Multiscopo), propone per il 2021 una lettura importante di aggiornamento della situazione, che si caratterizza per una sostanziale continuità rispetto ai risultati degli scorsi anni, con consumi sostanzialmente stabili, e con una decrescita dell’area a rischio, soprattutto tra i maschi. Da notare in modo particolare il livello di performance del paese decisamente positivo rispetto agli altri paesi confrontabili con il nostro.

Dal punto di vista generale il consumo di alcol rimane stabile sull’anno precedente, con 7,8 litri di alcol puro pro capite all’anno per persona dai 15 anni in su. La frequenza delle occasioni di consumo registra un‘incoraggiante diminuzione dei consumi fuori pasto (30,7%) rispetto all’anno precedente ed anche il consumo abituale eccedentario di popolazione scende di un punto al 9,3%.

Rispetto ai giovani di età compresa tra gli 11 ed i 25 anni, la prevalenza dei consumi nell’anno è del 45% (con confronti difficili con gli anni precedenti che prendevano in considerazione l’intervallo 11-24anni). I maschi sono stati consumatori per il 49,4% le femmine del 41%.

L’area del consumo a rischio raccoglie 7,7 milioni di individui, in discesa rispetto al 2020 (8,6 milioni) e al 2019 (8,2 milioni). Il contributo a tale riduzione viene soprattutto dai comportamenti a rischio maschili (-12,7%) e meno da quelli femminili (-7,4%).

In questo gruppo le fasce più a rischio tra i maschi sono quella dei giovani di età compresa tra i 16-17 e quella degli anziani over 65 (32,9% dei quali a rischio). I minorenni implicati nel consumo a rischio (in cui però ISS contabilizza anche una sola bevanda nella vita) sono 620.000 con una certa parità di comportamenti tra maschi e femmine.

Mentre il binge drinking (il bere compulsivo e concentrato nel tempo) si assesta nella popolazione generale al 6,5% (3,5 milioni di individui), anch’esso in diminuzione sul 2020, anche se non tra le consumatrici, mentre tra i giovani (11-25 anni) tocca invece l’11,4% dei maschi e il 7,7% delle femmine e tende a crescere nella classe di età 18-20 anni.

I cosiddetti consumatori dannosi (maschi con un consumo giornaliero superiore a 60 g e femmine con consumi/die oltre i 40 g) risultano essere stati nel 2021 750.000, e comprendono una quota rilevante di persone con danno già presente, spesso non intercettato e sottovalutato, con effetti importanti sul sistema sanitario e sugli esiti di salute.

Naturalmente il quadro moderatamente positivo di discesa dell’area del rischio non elimina del tutto le preoccupazioni rispetto alle aree di pericolosità e di pesante impatto sociale, psicologico e clinico delle forme di consumo eccedentario, che ancora esistono. Ed il riferimento va a questo proposito soprattutto alle ubriacature ed al binge drinking dei minorenni (soprattutto ragazze), e ad un certo consolidamento dei consumi in eccesso tra gli anziani, anche se gli indicatori di maggior rilievo si avvicinano ma non recuperano il livello critico dei consumi e degli abusi precedenti alla pandemia.

Rispetto a questo zoccolo duro di eccessi si riscontra un triste collegamento con il peggioramento del benessere psicologico e con l’aumento delle patologie di area psichiatrica a seguito della pandemia, verificatisi specie nell’area giovanile e tra gli anziani soli. Su questa area di rischio esistono purtroppo pochi studi e poco e niente si sa relativamente alle caratteristiche dei consumatori eccedentari di alcolici ed alle motivazioni che vi stanno alla base. Come pure si segnala un ristagno degli interventi di prevenzione e recupero rispetto ai periodi precedenti la pandemia. Una disamina più approfondita sarebbe quanto mai necessaria, e dovrebbe collegarsi agli studi sulle fenomenologie di disagio giovanile, emarginazione, devianza e insoddisfazione sociale e lavorativa.

Particolarmente degno di nota è il buon livello di performance dell’Italia rispetto agli altri paesi. Come certificato dall’Ocse, l’Italia è il paese più virtuoso, rispetto a quelli confrontabili con il nostro, per quanto riguarda l’impatto dei consumi eccedentari di alcol sulla speranza di vita: 0,6 anni nei prossimi 30 anni a causa del consumo di più di un drink al giorno e di ½ drink per gli uomini, a fronte di valori attorno all’1 degli altri paesi, E simile riscontro si ha per l’impatto sulla spesa sanitaria, che viene stimato allo 0,7% del totale per l’Italia, mentre altri paesi registrano valori tra 2,5% e 3,5%.

Quest’ultimo aspetto va considerato con soddisfazione, a riprova dell’esistenza in Italia di settori di eccellenza, nei quali comportamenti particolarmente virtuosi e politiche adeguate producono risultati positivi. Per quanto riguarda il settore del consumo alcolico, i risultati positivi rispetto al contesto internazionale sono d’altra parte fortemente collegati ad aspetti importanti che riguardano la cultura collettiva e gli stili di vita: la dieta mediterranea, il consumo durante i pasti, l’autoregolazione individuale e familiare. Ed anche alle politiche, specie quelle locali, centrate sull’informazione e sulla prevenzione, più che sulla repressione, come pure alle forme di collaborazione tra diversi mondi: la scuola, i Comuni, l’associazionismo, il mondo dei gestori di locali e quello dei produttori. Un motivo in più per perseverare nel contenimento delle aree di potenziale rischio, nella prevenzione degli abusi e nelle forme di collaborazione tra società civile, istituzioni e sanità pubblica.

Carla Collicelli
CNR - CID Ethics
Sapienza - Comunicazione scientifica
ASviS - Relazioni istituzionali
OPGA - Assobirra Vice-Presidente
Cortile dei Gentili - Consulta scientifica

21 aprile 2023
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