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QS Edizioni - mercoledì 15 maggio 2024

Lettere al Direttore

La scure si abbatte su quelli che resistono

di Pietro Cavalli
2 novembre -

Gentile direttore,
in un momento nel quale la Sanità pubblica si trova a fronteggiare le conseguenze di scelte politiche che nei fatti tendono a favorire quella privata, la notizia del ridimensionamento delle pensioni dei medici è la ciliegina su di una torta che in molti si stanno spartendo e della quale non resterà neanche un boccone.

Invece di recuperare le risorse necessarie da coloro che vivono a sbafo, quelli che non pagano le tasse e si lamentano poi che i servizi pubblici funzionano male, quelli che dovrebbero venire considerati i reali parassiti della società, si decide di penalizzare colori che stanno, a fatica, tenendo in piedi l’assistenza sanitaria pubblica e non solo. Insomma, di nuovo la scure si abbatte su quelli che le tasse le pagano, quelli che hanno gestito l’emergenza Covid, quelli che resistono, nonostante tutto e contro di tutti.

E’ pur vero che la pensione ENPAM viene in aiuto, ma, guardano quella di un medico ospedaliero a tempo pieno per quarant’anni e relativa ad ottobre 2023, forse ci si accorge che un compenso di 8 euro al giorno è assai lontano persino dalla paga oraria di un onesto operaio metalmeccanico. Nulla a che vedere con l’indennità di carica e di partecipazione degli amici ENPAM, proprio non c’è confronto: ci sarebbe da ridere se le cose non fossero maledettamente serie.

La tentazione di mollare tutto e subito, di lasciare affondare una Sanità pubblica che dichiara di non avere i soldi per rimediare ai disastri di una politica poco assennata, diventa ogni giorno sempre più grande. Eppure chi penalizza economicamente medici ed infermieri, chi non trova i soldi per incentivare il personale e arriva persino a tagliare le pensioni di coloro che hanno tenuto in pedi una sanità ormai allo sbando, trova un sacco di quattrini per costruire ospedali nuovi e demolire ospedali perfettamente funzionanti.

Stiamo parlando, ma è solo un esempio, dell’Ospedale di Cremona (Regione Lombardia) che, costruito 50 anni or sono e diventato famoso durante la pandemia Covid, sarà demolito per far posto, a pochi metri di distanza, ad un nuovo edifico del costo preventivato di trecento milioni di euro. Pare una follia, ma forse è venuto il tempo di chiedere ad una politica che ormai è divenuta la vera padrona della Sanità pubblica se davvero i soldi ci sono oppure no.

Penalizzare i sanitari, ridimensionare le loro sacrosante pensioni, proporre incrementi stipendiali che fanno sorridere i colleghi di tutta Europa ci potrebbe anche stare, se mancano i fondi per una normale gestione della Sanità pubblica. Però allora non si gettano al vento centinaia di milioni per demolire un ospedale perfettamente funzionante e per costruirne uno nuovo proprio di fianco. Se poi pensiamo che la Corte dei Conti ha rilevato che l’attuale struttura non è riuscita a spendere negli ultimi anni ben ventiquattro milioni di euro già stanziati e disponibili, allora non ci resta che piangere.

Certo, c’è di peggio nella vita e altri ospedali in altre parti del mondo se la stanno vedendo brutta, molto brutta. Però, anche a costo di volare basso, magari non sarebbe male che alle raffinate analisi sulla crisi del Sistema Sanitario Nazionale e alle ancora più complesse proposte di correzioni della attuale condizione, si aggiungesse la bizzarra idea di escludere le mani della politica da una sanità vissuta solo come un osso da spolpare. A chi ritiene, certamente nel giusto, che queste siano considerazioni troppo banali, vale la pena di ricordare la semplicità del bambino che, davanti ad un pubblico osannante e plaudente per l’abbigliamento del Sovrano, ebbe ad osservare che il Re era nudo.

Che strano, immersi in dispute quasi filosofiche, nessun altro se ne era accorto.

Pietro Cavalli
Medico

2 novembre 2023
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