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QS Edizioni - giovedì 9 maggio 2024

Lettere al Direttore

Paradigmi di valutazione della spesa nazionale

di Antonio Salvatore 
immagine 15 aprile - Gentile Direttore,
il 9 aprile 2024 il Consiglio dei Ministri ha deliberato il DEF 2024 recante l’analisi tendenziale della finanza pubblica. Dal documento emergono alcune circostanze che meritano attenta riflessione anche alla luce delle loro implicazioni sulla spesa sanitaria pubblica italiana.

La prima di esse riguarda il “macigno” del debito pubblico che nel 2023 è lievitato del 7,2% del PIL e della crescita significativa dell’incidenza degli interessi passivi sulla spesa corrente.
Nel 2023 la spesa per interessi passivi è stata di circa 79 mld di euro: l’8% della spesa corrente. Nel 2027 si stima che dovrebbe raggiungere i 104 mld di euro (+32% rispetto al consuntivo 2023).
Nello stesso periodo la spesa per le pensioni dovrebbe lievitare del 15%.
Pensioni, interessi e altre prestazioni sociali rappresentano il 52% della spesa corrente italiana.
Dati che si commentano da soli.

Per quel che concerne la spesa sanitaria pubblica del 2023, rispetto alle previsioni di cui alla Nota di aggiornamento del DEF (NADEF), questa è leggermente inferiore ai valori attesi: 131,1 mld di euro, pari al 14,9% della spesa corrente 2023 al netto degli interessi sul debito pubblico.

La tabella illustra il trend 2023 – 2027 delle principali voci della spesa corrente italiana.

Nel 2024 la spesa sanitaria pubblica italiana è stimata in 138,8 mld di euro (+6% rispetto al 2023).
Nei prossimi quattro anni la stessa dovrebbe aumentare di oltre 16 mld di euro (dai 131,1 del 2023 ai 147,4 del 2027) e, nonostante la sua incidenza sul PIL nominale atteso sia pressoché stabile, il suo impatto sulla “spesa corrente” rispetto al 2023 dovrebbe crescere dello 0,4% nel 2024 e dello 0,6% nel 2026 (dal 14,9% del 2023 al 15,5% del 2026).

In uno scenario che prevede la crescita della spesa pensionistica di circa il 15% e quella finanziaria di circa il 32%, la “parola d’ordine” è sostenibilità della spesa pubblica.
Pertanto, confrontare la spesa sanitaria con il solo PIL nominale - fortemente influenzato da fenomeni congiunturali impattanti sulla sua reale consistenza - conduce a risultati fuorvianti.

Un PIL precipitato nel 2020 a causa della crisi sanitaria e successivamente “dopato” dall’impennata dei costi energetici e dalla speculazione che ne è conseguita, appare poco significativo per la puntuale determinazione del trend reale della spesa sanitaria pubblica.

Pertanto, una corretta analisi della spesa sanitaria non può prescindere dall’apprezzamento di quanto essa incida sul totale delle spese correnti finanziate in parte dal ricorso all’indebitamento.
Tale apprezzamento consente – a parere dello scrivente – di valutare le scelte operate dalla politica rispetto agli ineludibili vincoli di bilancio e di sostenibilità.

Antonio Salvatore
Direttore del Dipartimento Salute di ANCI Campania
15 aprile 2024
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