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QS Edizioni - lunedì 29 aprile 2024

Lettere al Direttore

La politica delle 'Dispari' Opportunità

di M. Genna, D. Crea
11 novembre - Gentile Direttore,
nel 1996 venne istituito l'Ufficio del Ministro per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il 12 luglio 1997, con il decreto dell’allora Presidente del Consiglio Romano Prodi, vennero fissate le funzioni del Ministro che prevedevano esplicite competenze in materia di: Tutela della maternità e paternità, Detenute madri, Violenza contro le donne, Immigrazione e cittadinanza, Tratta di esseri umani, Quote di genere, Minori, Diritti dei diversamente abili, Parità di trattamento e non discriminazione, Istituzioni e organismi di parità, Mutilazioni Genitali Femminili e Diritto di famiglia. Deleghe per molti versi di supporto e ampliamento del concetto di salute.

Ebbene ad oggi, tale ministero non esiste più, non c’è più una definita pianificazione per tale istituzione, la programmazione degli interventi è impalpabile, non c’è più neanche un ministro o quantomeno un sottosegretario incaricato, ma semplicemente, con decretazione del 16 settembre 2014 a firma del presidente del consiglio Renzi, è stata attribuita all’on. Martelli a titolo gratuito, la carica di Consigliere del Presidente del Consiglio dei Ministri in materia di Pari Opportunità.

E tutto ciò, dopo la “Convenzione di Istanbul”, firmata dal nostro paese l’11 maggio del 2011, ovvero il trattato internazionale di più ampia portata per affrontare la violenza maschile sulle donne che ha tra i suoi principali obiettivi la prevenzione della violenza contro le donne, la protezione delle vittime e la perseguibilità penale degli aggressori. La Convenzione stabilisce di promuovere l’eliminazione delle discriminazioni per raggiungere una maggiore uguaglianza tra donne e uomini, riconoscendo la violenza sulle donne non solo come una violazione dei diritti umani, ma anche come una forma di discriminazione.
La parità tra i sessi infatti non è ancora raggiunta, poiché molte sono le cause di discriminazione anche plurime che colpiscono le donne ed è per tali motivi che è fondamentale guardare al tema delle pari opportunità, attraverso strumenti idonei come ad esempio un ministero ad esso dedicato, tenendo conto della dimensione di genere all’interno di tutte le forme di discriminazione.

Nell'indice sul "Gender Gap-2014”, calcolato dal World Economic Forum, si dimostra un netto peggioramento dell'indicatore, vedendo l'Italia scivolare al 114esimo posto ed ultimo in Europa, dal 97esimo del 2013 e dal già non esaltante 85esimo del 2008. Da sottolineare, poi, che la Penisola è 129esima per l'uguaglianza salariale per il medesimo lavoro, nel senso che laddove un uomo guadagna 40mila dollari l'anno, la donna con le stesse mansioni ne percepisce in media meno di 23mila. L'Italia - stando sempre allo studio - negli ultimi 9 anni ha fatto passi indietro anche nella parità nell'istruzione: nel 2014 è solo 62esima contro il 27esimo posto del 2006. A penalizzare il tutto è addirittura il calo nelle iscrizioni di bambine nella scuola primaria, dato questo particolarmente negativo a fronte del maggior numero di nati di sesso femminile nell’ultima decade.

Dai dati sulla violenza emerge anche che l'Italia si è mossa per contrastare la violenza di genere nei percorsi ospedalieri, ma in maniera assolutamente insufficiente, perché nel ranking europeo veniamo dopo il Portogallo, la Slovacchia, l'Albania, l'Irlanda e l'Estonia. Ad esempio, il numero di letti dedicati ed a disposizione delle vittime per le emergenze pari a 560 nel 2013, contro i 9000 della Gran Bretagna, con una popolazione di poco superiore alla nostra. Oppure i 2200 dell'Olanda, i 6800 della Germania. Ed è solo uno dei ritardi che abbiamo. Gli altri riguardano la formazione degli operatori, la scarsa presenza di percorsi di genere specifici e ad essi dedicati nei presidi ospedalieri, il coinvolgimento delle associazioni, la pubblicazione di dati e statistiche ufficiali sulla violenza: in Italia esistono tali dati ma, come spesso accade, non sempre accessibili. 
 
I Comitati Unici di Garanzia (CUG), che riassumono tutte le funzioni che la legge e i contratti collettivi attribuivano ai Comitati per le Pari Opportunità e ai Comitati paritetici sul fenomeno del mobbing, istituiti per prevenire e battere le discriminazioni, rimangono isole di genere concretizzatesi non dovunque, sebbene fossero strumenti particolarmente efficaci nel riequilibrio di genere secondo il legislatore. Molte amministrazioni pubbliche ne sono prive, troppe aziende sanitarie ancora non hanno provveduto ad insediarli.

Insieme al ministero, stanno perdendosi anche le funzioni rappresentative, come le consigliere di parità, che negli enti amministrativi raccoglievano e sostenevano istanze per la concretizzazione di tale progetto. La Consigliera di parità è nominata con decreto del Ministro del Lavoro di concerto con il Ministro delle Pari Opportunità ed è una figura istituita per la promozione ed il controllo dell’attuazione dei principi di uguaglianza di opportunità e non discriminazione per uomini e donne nel mondo del lavoro. Oltre al livello nazionale, la legge prevede che la/il Consigliera/e di parità sia istituita/o, nel ruolo di effettiva/o e supplente, anche a livello regionale e provinciale (Decreto Legislativo 11 aprile 2006, n. 198) Ad oggi, non si sa se tali figure saranno confermate, come saranno e se saranno sostituite e, soprattutto, ci chiediamo in che maniera il lavoro sino ad ora svolto sarà conservato e preservato? Oppure tutto ciò è il presupposto, addirittura realizzato, per un nuovo e banale ritorno al passato?

Veder perdere e svanire, con un tratto di penna e in un periodo di rinnovamento, un Ministero che in breve tempo aveva riavvicinato il mondo politico, sociale e sanitario italiano all’universo femminile fa riflettere e sicuramente dimostra che questo non è un passo avanti, ma un bel capitombolo all’indietro ed anche di molti anni.


Dott.ssa Maria Ludovica Genna
Resp. UOS. Diagnostica Ematologica
AORN A. Cardarelli - Napoli Napoli
 
Dott. Domenico Crea
Portavoce Osservatorio Sanitario
Napoli

 
11 novembre 2014
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