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QS Edizioni - giovedì 2 maggio 2024

Lettere al Direttore

Tre risposte a chi critica il riconoscimento dell’Osteopata e del Chiropratico

di Stefano Pompili
17 maggio - Gentile direttore,
in qualità di Fisioterapista vorrei dare tre risposte sintetiche a quei colleghi presidenti di associazioni più o meno conosciute che scrivono in rappresentanza forse di se stessi, o come l’Aifi, di circa 8000 iscritti, che sarebbe interessante sapere cosa  pensano di questa ossessione nei confronti del riconoscimento della figura dell’Osteopata e del Chiropratico.

L’Aifi dovrebbe occuparsi di tutelare la professione del Fisioterapista, ottenendo un Albo Professionale, la diminuzione della quota INPS oggi circa al 30%, la lotta contro l’abusivismo professionale (relativo alla professione del Fisioterapista e non ad altro), la laurea magistrale con due anni dopo la triennale di vera specializzazione e non come adesso fatta solo di materie tecnico-amministrative che servono a chi lavora in strutture pubbliche per poter passare di livello, dimenticando tutti i professionisti con partita IVA  che ottengono un reddito solo grazie alle loro competenze e professionalità.

Le facoltà a numero chiuso non consentono a tanti ragazzi non meno bravi di coloro che meritatamente entrano, di accedere all’Università, e per la passione e l’impegno che li ha spinti ad intraprendere  gli studi di Osteopatia presso scuole private di assoluto livello didattico e scientifico, non possono essere considerati con arrogante disprezzo degli abusivi.
 
Vorrei ricordare la giusta sanatoria che fu fatta con l’istituzione della laurea in Fisioterapia di tanti colleghi, oggi Fisioterapisti, che ai loro tempi avevano conseguito un diploma di massaggiatore biennale presso vari Istituti privati.

Al Presidente della nota associazione ATC che cerca di confutare quanto scritto nel Manifesto dell’Osteopatia del Roi, vorrei semplicemente dire che questo ha un solo scopo divulgativo per far sapere ai pochi cittadini che ancora non lo sanno di che si occupa l’Osteopatia, perché per conoscerla occorre studiarla e poi se ne può parlare.

Infine al Presidente del ROFI che dice di rappresentare tutti i Fisioterapisti specializzati(!?) in Osteopatia (allora esiste!), che a me non mi rappresenta, ma forse perché io non ho una specializzazione, magari presa con qualche seminario, ma ho al pari di tutti i miei colleghi Osteopati un diploma conseguito dopo sei anni di studi con programmi e ore identici a quelli di quei Paesi dove da decenni l’Osteopatia è un professione riconosciuta.

L’Osteopatia è una pratica che funziona ed esiste in tutto il mondo e non ci si oppone alzando barricate o facendo petizioni contro l’ammodernamento del nostro Paese con l’avvento di nuove professioni, per paura di perdere posizioni acquisite, ma elevando  il proprio livello culturale e le proprie competenze professionali.

Quanto alla tutela della salute dei cittadini, che è il nobile obiettivo che tutti perseguono, mi sembra che in Italia ci sia un Ministero che si occupa proprio di questo.

Stefano Pompili
Osteopata e Fisioterapista
17 maggio 2016
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