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QS Edizioni - domenica 28 aprile 2024

Lettere al Direttore

Se la formazione in medicina generale è preda del conservatorismo sindacale

di Agostino Panajia e Giorgio Sessa (Sigm)
7 giugno - Gentile direttore,
a nome del Dipartimento di Medicina Generale dell’Associazione Italiana Giovani Medici (SIGM) esprimiamo forte disappunto per la proposta dell’Intersindacale medica (a firma di 23 Sindacati), datata 27 maggio 2016, in tema di Formazione medica post lauream di cui al punto 8 dell’ex art. 22 del Patto per la Salute. Nel particolare, nelle nuove proposizioni verrebbe cancellata la proposta di adozione di un percorso specialistico per la formazione specifica in medicina generale avanzata dalla Commissione Salute delle Regioni lo scorso 4 maggio 2016. Ciò che emerge è un atteggiamento conservativo da parte dei Sindacati medici nei confronti della formazione in medicina generale, ben lontano dagli obiettivi lungimiranti e di rinnovamento culturale per la medicina generale, proposti dalla Commissione Salute.

La nuova bozza presentata dall’Intersindacale, infatti, appare come una “proposta di facciata” che si limita alla riproposizione delle attività professionalizzanti (in realtà già previste dall’Art. 1 comma 5 della Legge 189/2012), nonché dall’introduzione di un tirocinio presso l’ambulatorio del pediatra di libera scelta all’interno del percorso del medico in formazione specifica in medicina generale (utile ma del resto già previsto tra le attività professionalizzanti della Scuola di Specializzazione di Medicina di Comunità e Cure Primarie).
 
Ricordiamo per buona memoria storica che le attività professionalizzanti nel Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale vennero introdotte nella Legge Balduzzi grazie ad un’azione di sensibilizzazione svolta dal SIGM. È opportuno ricordare come tale iniziativa nacque con l’obiettivo di consentire ai corsisti di “lavorare imparando”, integrando al contempo il compenso fornito dalle borse di formazione che, allora come oggi, configurano un reddito non dignitoso. La definizione di attività professionalizzanti retribuite rappresenta sicuramente una valorizzazione dei futuri medici di medicina generale, da inserire all’interno di un necessario percorso di evoluzione accademico della formazione specifica in medicina generale.
 
La proposta originale, avanzata dalla Commissione Sanità delle Regioni in riferimento alla Medicina Generale, si proponeva come premessa per il superamento delle note criticità del contesto formativo che affliggono tuttora la formazione in Medicina Generale a livello regionale. Con l’istituzione di una rete integrata tra Servizi territoriali del SSN e Strutture della Università destinata ai medici in formazione specifica in medicina generale, si intenderebbe invece realizzare un’integrazione tra il patrimonio esperenziale prodotto dagli attuali Corsi Regionali di Medicina Generale e le esperienze già maturate nella Scuola di Specializzazione di Medicina di Comunità e Cure Primarie.
 
Purtroppo, con grave disattenzione ai bisogni di formazione dei giovani medici, l’Intersindacale disegna una proposta al ribasso per la formazione medica nell’area della Medicina Generale, riconosciuta da tutti bisognosa di interventi strutturali di riforma ma da troppi, nei fatti, lasciata nel totale immobilismo.
 
A quale pro mantenere l’attuale struttura dei corsi regionali in cui sono fortissime le ingerenze e gli interessi corporativi sindacali, come  traspare peraltro dalle recenti polemiche sull’assegnazione dei ruoli di coordinamento della Regione Lombardia?
 
L’istituzione di una Specializzazione per la formazione specifica in Medicina Generale, oltre a garantire attenzione alla Formazione dei futuri Medici di Medicina Generale, aprirebbe la strada alla codifica di un settore scientifico disciplinare (SSD) autonomo dedicato alla “Medicina Generale e Cure Primarie” e potrebbe rappresentare anche la leva per l’istituzione dell’insegnamento della “Medicina Generale e delle Cure Primarie” nei Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia. Ciò favorirebbe, inoltre, lo sviluppo della ricerca orientata alla Medicina Generale e alle Cure Primarie e quindi la creazione di ruoli universitari (ricercatori e docenti) dedicati all’ambito delle Cure Primarie. Quali le difficoltà dei Sindacati nell’accettare un percorso specialistico da avviare sfruttando l’esperienza della vigente Specializzazione di Medicina di Comunità e Cure Primarie e  valorizzando, al contempo, il patrimonio esperenziale prodotto nei Corsi Regionali?
 
I Giovani Medici (SIGM) rivolgono, pertanto, un appello agli Assessori regionali alla Salute affinché difendano la loro proposta per la Medicina Generale e chiedano alle Regioni, segnatamente al Coordinatore della Commissione Salute, Assessore Antonino Saitta, e al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin - che in occasione del 2° Workshop nazionale sulla Formazione Medica organizzato dal SIGM, nel giugno 2014, aveva affermato la necessità non più procrastinabile di istituire una Scuola di Specializzazione per la formazione del Medico di Medicina Generale – di aprire una piattaforma di confronto sul tema, di concerto col MIUR, la CRUI, e tutti i portatori di interesse, includendo, tra questi ultimi, le associazioni rappresentative dei giovani medici.
 
 
Agostino Panajia
Vice Presidente Associazione Italiana Giovani Medici (SIGM)
 
Giorgio Sessa
Coordinatore del Dipartimento di Medicina Generale del SIGM (SIMeG)
7 giugno 2016
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