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QS Edizioni - venerdì 17 maggio 2024

Lettere al Direttore

Mass media e Psichiatria. L’uso della parole giuste è complicato ma non impossibile

di Manlio Converti
16 novembre - Gentile direttore, 
anche a Napoli si è tenuto un incontro sulle Parole in Psichiatria voluto dall'Ordine dei Giornalisti e dalla Unamsi e tenuto magistralmente dal professor Maj e dai suoi collaboratori, tra cui la professoressa Galderisi. 

Nella loro trattazione la terapia principe è solo quella farmacologica, mentre psicoterapia e riabilitazione sono risultate ancelle secondarie, tuttavia nel caso di schizofrenia o depressione maggiore, l'efficacia degli psicofarmaci è indubbia. Proprio il clima sociale e culturale vi si oppone, ai danni degli stessi sofferenti psichici.
 
Parlare di malattia mentale, ma correttamente, anche solo in termini biologisti, resta un’arma utile per salvare tante vite e curare tanti pazienti. E’ necessario sapere che l’indice di curabilità attuale è elevatissimo, spesso superiore alle cure per diabete o cardiopatie, ma non basta. Dobbiamo anche ricordare che non esiste solo la psichiatria farmacologica misurabile ovvero biologista, e la questione del rapporto tra mass media e mondo psy pertanto è molto più complicato.
 
Non ci troviamo nella condizione della comunicazione sui vaccini o sulla chemioterapia, dove il mondo scientifico e medico è compatto su un preciso paradigma scientifico. Se quindi esiste un grave problema di correlazione tra mass media e medicina laddove c'è un sistema granitico, immaginare il caos attuale in ambito psichiatrico è facile.
 
D’altra parte, come spiegato dal futuro presidente SIP dott. Carpiniello, i mass media eccedono nell’uso metaforico dispregiativo dei termini psichiatrici, oltre a confondere in modo supino ogni gesto efferato e violento con l’agito di uno psicotico. Sappiamo invece benissimo che il rischio di aggressioni da parte degli psicotici sono minime, anche per la loro difficoltà ad organizzarsi nel merito, mentre l’essere umano è normalmente violento, sadico e crudele.
 
Al rovescio i sofferenti psichici sono vittime di una società che li esclude, talvolta sono a rischio di pratiche violente durante il TSO, ma soprattutto rischiano di farsi del male da soli, anche quando i familiari, gli amici o le scuole negano la loro sofferenza, per paura di tutte queste implicazioni negative trasportate dalla stampa.
 
Esistono vari campi della psichiatria, dicevo, alcuni dei quali possono generare nuovi equivoci, come le intuizioni psicanalitiche, utili come metafore, assunte dalla stampa come verità assolute. Nuovi campi della psichiatria, in realtà antichi di almeno due secoli, sono capaci soprattutto di creare ai responsabili dei mass media un nuovo panorama linguistico con cui confrontarsi per evitare i titoloni sensazionali e falsi, che danneggiano la vita dei sofferenti psichici.
 
Sicuramente l’assenza dei grandi leader del passato riduce l’impatto delle altre forme di psichiatria, ma esiste oltre al paradigma biologista, esemplificando anche quello psicoterapico/psicoanalitico, quello fenomenologico/antropologico e quello sociale/riabilitativo. 
Le differenze sono notevoli, ma siamo esseri umani e quindi sono tutti importanti.
 
Anche negare le parole di questi altri linguaggi non è corretto e non è utile a nessuno. Ovviamente l'effetto è quello di rendere complicatissimo il compito dei mass media nel rappresentare tutto ciò correttamente. 
 
Complicato, ma non impossibile. 
 
Manlio Converti
Psichiatra
16 novembre 2016
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