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QS Edizioni - lunedì 29 aprile 2024

Lettere al Direttore

Ospedale Nola. L’evidenza del degrado della nostra sanità 

di Antonio De Falco (Cimo)
11 gennaio - Gentile direttore,
la vicenda dell’ospedale di Nola ha portato molto spiacevolmente alla ribalta nazionale lo stato di grave degrado della nostra sanità dopo anni di tagli lineari, di blocco del turnover, di chiusure di ospedali e pronti soccorso, di atti di programmazione tardivi, sbagliati, ammiccanti ai soliti centri di potere ed ancora sotto esame da quasi un anno. Non ci sono le condizioni per scaricabarile politici perché la situazione di degrado trae le sue origini da tanto tempo che tutti si sono avvicendati, chi più e chi meno, alla guida della regione. Né sono accettabili editti bulgari che scaricano sui medici, “cornuti e mazziati”, le colpe altrui, con provvedimenti di sospensione iniqui ed al di fuori di ogni regola contrattuale e legislativa, o con richieste inappropriate di licenziamenti e condanne immediate e senza appello alla gogna mediatica.
 
La CIMO esprime tutta la sua solidarietà ad utenti ed operatori sanitari che sono vittime, in vario modo, di questo stato di degrado. Troppo facile scaricare la colpa sui medici, costretti a lavorare in condizioni estremamente disagiate e precarie,  ed è singolare che debba scendere in campo un’autorità ecclesiastica a ristabilire equilibrio nell’individuazione della vera catena delle responsabilità, difendendo medici dipendenti dal loro stesso datore di lavoro.
 
Da anni la CIMO, con altri sindacati della dirigenza medica, denuncia lo stato di grande precarietà assistenziale del sistema sanitario, particolarmente nell’emergenza, ma la riposta, in special modo da parte della Struttura Commissariale, è stata quella di tapparsi la bocca ed otturarsi le orecchie interrompendo qualsiasi interlocuzione, come fa pinocchio con il grillo parlante, con chi i problemi li segnala, perché li conosce per esperienza sul campo.
 
Da anni la CIMO denuncia le magagne della programmazione regionale troppo attenta alle esigenze di privati e di alcune aziende, in particolare quelle universitarie, e troppo disattenta alla riqualificazione dell’assistenza territoriale ed alla effettiva razionalizzazione di quella ospedaliera, non tesa esclusivamente al risparmio ma all’efficienza. La questione dell’emergenza parte dal territorio e dalla sua integrazione con l’ospedale e richiede il coinvolgimento di tutti gli attori, senza escludere, come al solito, i policlinici universitari ed alcuni ospedali, che fanno solo emergenza molto selezionata e solo di secondo impatto, ben lontani dalla trincea.
 
La CIMO chiede che vi sia trasparenza e controllo continuo in merito all’allocazione delle risorse ed il loro utilizzo (in particolare posti letto, personale e tecnologie) e raccoglierà, garantendo l’anonimato, ogni segnalazione, da parte di operatori sanitari o utenti, utile a fare un libro bianco sullo stato di salute e di trasparenza della nostra sanità.
 
Dai dati del 2013 del Ministero della Salute si evidenzia un quadro molto sconfortante per la nostra regione, con un notevole gap rispetto alla media nazionale sia per quanto riguarda i posti letto totali (3,3 contro 3,7) che quelli pubblici (2,2 contro 3,0), sia per quanto riguarda la speranza di vita: inferiore di 1,6 e 1,4 anni rispettivamente per uomini (78,5 contro 80,1) e donne (83,3 contro 84,7). Per quanto riguarda alcune misure di integrazione ospedale-territorio e di deospedalizzazione, utili per liberare posti letto ospedalieri per un uso più appropriato, basti pensare che, sempre rispetto alla media nazionale, abbiamo molti meno casi trattati con assistenza domiciliare (tra anziani e malati terminali) ogni 100.000  abitanti (634 contro 1206) e molti meno anziani assistiti in residenze sanitarie, sempre ogni 100.000 abitanti (100,7 contro ben 2052,1).
 
Insomma molti meno posti letto e molto peggio utilizzati; e si badi bene che parliamo di media nazionale, con dati notevolmente superiori a favore delle regioni del centro-nord.
 
E ci si meraviglia che abbiamo le barelle (anzi come dimostrato dall’ultimo episodio, neanche quelle)!
Che dite, diamo la colpa a medici e operatori tutti della sanità?  
 
Dott. Antonio De Falco
Segretario Regionale Cimo
11 gennaio 2017
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