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QS Edizioni - mercoledì 1 maggio 2024

Lettere al Direttore

Medici fiscali Inps. Ma siamo realmente liberi professionisti?

di Associazione nazionale medici fiscali
12 gennaio - Gentile Direttore,
il Codice Civile stabilisce che il professionista intellettuale, iscritto a specifici Ordini, è colui che svolge un’attività in via continuativa (elemento di garanzia professionale), caratterizzata dall’intellettualità facente riferimento all’attività concettuale del singolo.

Come tale non viene esclusa una sua azione d’opera in posizione subordinata, purché siano rispettati sufficienti margini di discrezionalità, senza i quali non si può parlare di prestazione d’opera intellettuale, tracciando una linea ideale che proviene dal Diritto Romano, dove si faceva riferimento alle operae liberales per indicare attività degne degli uomini liberi e come tali esercitate da persone non soggette a schiavitù o servitù.

Nel corso dei secoli non molto è cambiato e queste professioni sono sempre state riconosciute con un onorario (honorarium) perché in passato non venivano retribuite con un compenso simile al corrispettivo di un semplice prestatore d’opera. Il lavoro intellettuale non ha subito, nel tempo, cambiamenti stravolgenti riguardo i suoi principi, mantenendo una sostanziale connotazione di autonomia nel rispetto delle leggi.

Quella del medico fiscale di controllo INPS, nonostante sia compresa nelle attività intellettuali professionalmente libere, tuttavia, condivide molti vincoli propri di altri   rapporti di lavoro, quali, il coordinamento con il committente ma più verosimilmente la subordinazione al potere direttivo, organizzativo, disciplinare e di controllo, il rispetto di un orario fisso , la prestazione svolta in modo continuativo, l’obbligo di giustificare l’astensione al lavoro per indisposizione sanitaria, l’utilizzo di strumenti di scelta e proprietà aziendale.

Il rispetto delle fasce orarie di controllo, due nell’arco della giornata (quattro ore in totale), fissano un limite temporale obbligatorio non solo per il lavoratore ammalato,  ma ugualmente per il medico che spesso per raggiungere il luogo di verifica inizia ben prima a mettersi in moto con il proprio mezzo, a cui deve essere aggiunta un’ulteriore durata temporale per il ritorno.

La piena disponibilità del sanitario, che esclude una programmazione di altre attività compatibili con il diritto di autonomia, data per decenni, con un rapporto di lavoro sostenuto da decreti ministeriali, garanti di doveri e diritti, dall’Aprile 2013 per effetto della spending review,  non è soddisfatta  in termini di rispetto per la dignità professionale né con un adeguato corrispettivo economico. La drastica riduzione dei controlli, tale da aver determinato in soli tre anni un aumento generalizzato e consistente del numero dei certificati di malattia sia nel settore privato che in quello pubblico, la distribuzione delle visite che obbliga il professionista ad un’attesa spesso sterile in una o in entrambe le fasce di reperibilità, in assenza di un compenso alternativo, le disfunzioni del Sistema di assegnazione e i problemi tecnici degli strumenti di lavoro amplificano tempi e disagi di una prestazione divenuta spesso gratuita.
 
A fronte di tali evidenze, ormai note a tutte le Istituzioni competenti, nonché ai media, con le recenti pubblicazioni sull’assenteismo negli ultimi anni, si auspica una risoluzione delle incongruità ed atipie dell’attuale rapporto di lavoro dei medici fiscali, conseguenti ad un provvedimento eticamente incerto e ad una scelta fallimentare in ordine al risparmio della spesa pubblica del comparto malattia che annulla e sovrasta il virtuale risparmio aziendale programmato ad ogni inizio d’anno.

 ANMEFI (Associazione Nazionale Medici Fiscali)
12 gennaio 2017
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