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QS Edizioni - sabato 4 maggio 2024

Lettere al Direttore

Medici, italiani, in Svizzera

di Stefano Scardia
30 settembre - Gentile Direttore,
sono un medico che da oltre 4 anni vive in Svizzera, attualmente a Losanna. Il prossimo aprile sia io che mia moglie diventeremo specialisti in medicina interna. La nostra storia parte dal luglio 2014 quando, laureati entrambi con 110/110 e lode alla prima seduta di laurea, ci siamo scontrati con la realtà di un sistema antistorico che ci avrebbe portato a concorrere per un posto di specialità nel Novembre 2015, ovvero 17 mesi dopo la laurea!

Spinti dalla nostra passione e dalla spensieratezza dei nostri 25 anni, al termine dell'abilitazione, dopo un colloquio nel novembre 2014, abbiamo iniziato il nostro percorso elvetico nell'aprile 2015 che ci ha portato tante soddisfazioni professionali e famigliari.

Dal maggio 2019 viviamo a Losanna con un contratto a tempo indeterminato presso l'ospedale universitario CHUV, ma quasi al termine del nostro percorso abbiamo riconsiderato l'idea di rientrare nel Bel Paese. Da subito ci siamo subito scontrati con le differenze, ambiguità di un paese lontano anni luce dal resto d'Europa.

Sarebbe banale e superfluo parlare di differenze salariali. Penso che parallelamente a questo ci siano delle priorità ancora più importanti.

Partirei in primis dal processo di selezione, concorsi antistorici ed incarichi di 6 mesi non potranno mai essere competitivi con sistemi sanitari in cui la necessità di 1 unità di personale viene sopperita da un colloquio ed un'assunzione a tempo indeterminato.

Si parla da tempo dei medici in fuga all'estero, nessuno é veramente intervenuto per anche porsi l'obiettivo di far tornare i "cervelli in fuga". Si sta pensando altresì a distruggere la figura del medico, mettendo a rischio la salute dei pazienti, rivedendo al ribasso le competenze professionali richieste per lavorare nel SSN.

La ringrazio per l'attenzione che porterà per questa tematica.

Stefano Scardia
30 settembre 2019
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