toggle menu
QS Edizioni - giovedì 2 maggio 2024

Lettere al Direttore

La “tassa sulle merendine”: improvvisazioni e ironie

di Marco Geddes da Filicaia
14 ottobre - Gentile Direttore,
non ho ancora capito se, nella Manovra attualmente in preparazione, verrà riproposta la “tassa sulle merendine”. Spero francamente che venga avanzata una proposta più complessiva e motivata di quanto, fino ad ora, sia stato ventilato. Infatti poco dopo la sua nomina il ministro dell’istruzione Lorenzo Fioramonti ha proposto la “tassa sulle merendine”, come tassa di scopo, finalizzata a finanziare la scuola e ad assumere docenti. In realtà nella dichiarazione rilasciata al Corriere della sera (19 settembre 2019) indicava altre tasse, fra cui le bibite gassate.
 
Una ipotesi che prestava il fianco, non solo per le modalità di comunicazione, ma in particolare per una assoluta assenza di valutazione e di coordinamento con altri ministeri, a ironie e veti incrociati.

Matteo Salvini ha sbeffeggiato la proposta con becero sarcasmo, lanciando merendine dal palco della festa della Lega a Genova, ma anche altre voci si sono levate contro, fra cui quella del capogruppo alla Camera di Italia viva, Elena Boschi, che ha dichiarato di non condividere “…la proposta di tassare le merendine lanciata dal ministro dell’Istruzione, perché non condivido l’idea di alzare necessariamente le tasse per poter fare qualcosa; in un Paese in cui le tasse sono già altissime dobbiamo evitare che aumentino ancora” (Intervista a Maria Latella su Sky Tg24).
 
In realtà la questione merita – o almeno meriterebbe – un po’ più di riflessione, di serietà, nonché di preparazione per argomentare e definire adeguatamente una proposta e trovare sostegno, anche da parte di una mondo scientifico assai silente sulle grandi questioni della sanità pubblica.
Nel nostro Paese il problema dell’obesità nei giovani rappresenta un fattore di rischio rilevantissimo come evidenzia il Rapporto sull’obesità, pubblicato alcune settimane fa dall’Oecd, sigla sotto cui si nasconde – lo dico per alcuni politici nostrani – non un gruppo di buontemponi, ma l’Organization for Economic Co-operation and Development.

Si evidenzia così che fra i 54 paesi presi in esame, appartenenti all’Oecd o all’Eu 28 o al G 20, l’Italia si colloca al 51° posto per percentuale di obesi + pre obesi fra i giovani, superata solo da Grecia, Nuova Zelanda e Stati Uniti.
La percentuale di obesi o pre obesi in Italia supera infatti abbondantemente le medie dei vari “raggruppamenti” di paesi:
 

 
L’eccesso di peso è, come noto, connesso alle diseguaglianze in termini di reddito e di istruzione (Belinda Loring e Aileen Robertson (editors) Obesity and inequities: Guidance for addressing inequities in overweight and obesity. World Health Organization 2014); tuttavia in l’Italia presenta anche un’altra accentuata differenza, che è quella territoriale: tutte le regioni meridionali (eccetto la Sardegna) si collocano con percentuali di giovani sovrappeso al di sopra della media nazionale, mentre tutte quelle centro settentrionali (eccetto il Friuli Venezia Giulia) sono al di sotto, come documentato dal Rapporto Osservasalute 2018.

L’obesità è un problema sia immediato, in termini di ricadute su molteplici aspetti, che futuro. Nell’immediato rappresenta anche uno stigma sociale, che porta, ad esempio, ad un aumento elevatissimo di bullismo, specie nel nostro paese e nei confronti delle bambine sovrappeso (un rischio di 3,8 volte!), nonché a peggiori esiti scolastici. Si tratta inoltre di un fattore che incrementa, si stima dell’8%, la spesa sanitaria.

Per il futuro è noto come l’eccesso di peso sia correlato a molteplici patologie croniche e, in particolare, al diabete.

Le campagne di educazione sanitaria, siano esse sui mass media o a livello scolastico, hanno effetti limitatissimi nei giovani, come documentano anche una serie di articoli e un editoriale dl Jama (Zylke J.W., Bauchner H. Preventing obesity in children. A glimmer of hope, Jama, 320, 5, 2018, 443-44); quando li ottengono tali effetti sono scarsamente stabili nel lungo periodo e i messaggi educativi sono recepiti maggiormente dalle persone più istruite. Gli interventi di maggiore efficacia, specie sulle persone di livello economico o scolarizzazione bassa, sono quelli che non si rivolgono al singolo soggetto, ma al contesto (familiare e sociale), che favoriscono, ad esempio, l’attività fisica con elementi strutturali (trasporti pubblici, percorsi pedonali, aree verdi etc.) e quelli che orientano i comportamenti alimentari con regole e incentivi fiscali che abbiano ripercussione sui prezzi e sulla adeguata informazione delle caratteristiche del prodotto nelle etichette.

Su tali questioni, per le quali il nostro Paese è esemplare, per arretratezza, forse voleva intervenire la proposta del ministro Fioramonti, ma certo non veniva presentata evidenziando tali finalità, ma principalmente quella di reperire finanze per la scuola (elemento peraltro certamente apprezzabile). Le obiezioni e anche il, come dire, fuoco amico, hanno avuto solo la capacità di riprendere il vieto slogan di “non mettere le mani nelle tasche degli italiani”. Il mondo sanitario è restato generalmente silente.

Che cosa c’è di strano a proporre una tassazione in relazione al contenuto di zucchero? Ben sedici paesi di quelli a noi vicini ce l’hanno, fra cui Irlanda, Francia, Inghilterra, Spagna, Norvegia, Finlandia , Belgio e anche molti Stati degli Usa.

Tuttavia noi non ci limitiamo a tale “arretratezza”, ma siamo anche fra i pochi paesi che non hanno restrizioni, ne normative ne su base di accordi, agli spot televisivi che si rivolgono ai giovani per promuovere, appunto, bibite e merendine. Inoltre non abbiamo l’obbligo di mettere le informazioni sulle caratteristiche del prodotto in termini di contenuti di zucchero e calorie nella etichetta principale, la front label, che è quella che viene visionata più frequentemente (e in specie da chi è meno istruito o sensibilizzato a tale problema).

Siamo, in compenso, il Paese che proclama di mettere al centro il contrasto alle diseguaglianze e la salute in tutte le politiche ma che, quando potrebbe farlo, volge la testa dall’altra parte. Appunto: proclama!

Marco Geddes da Filicaia
14 ottobre 2019
© QS Edizioni - Riproduzione riservata