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QS Edizioni - mercoledì 15 maggio 2024

Lettere al Direttore

Covid, mai come oggi serve “scienza e coscienza”

di Salvo Di Grazia
18 dicembre - Gentile direttore,
per anni un problema sottovalutato e considerato trascurabile, l’impatto delle pseudomedicine sulla salute, è diventato gradualmente oggetto di discussione, dibattito e persino scontro politico e sociale. Fanno ormai parte della storia italiana vicende come la cura di tutti i cancri, il “metodo Di Bella”, spacciato come panacea ma alla fine solo illusione o come il “metodo Stamina”, cura miracolosa per tutte le malattie finita con tanto dolore e una condanna per truffa.
 
Sappiamo benissimo noi medici come l’uomo possa essere ingenuo e credulone quando un bene come la salute è messo a rischio da malattie gravi o peggio incurabili ma noi medici facciamo un lavoro delicato e tra i nostri compiti, sempre dediti all’onestà e all’unico interesse di fare il bene del paziente, c’è anche quello di informare correttamente e non dare spazio a notizie false, speranze illusorie o presunte cure miracolose. Ma ci siamo cascati di nuovo e proprio in un momento di crisi mondiale come quello che viviamo.
 
Così medici di qualsiasi livello e specializzazione, ospedalieri o universitari, giovani o anziani, hanno dato sfogo in diverse occasioni a vere e proprie fake news, informazioni false, contraddittorie, previsioni da cartomante (perché non basate su dati ufficiali) e consigli improvvisati. Nel tempo sono quindi state consigliate le più improbabili cure per il CoViD: dalle vitamine agli integratori, dall’ozono all’omeopatia, dalla medicina cinese alle erbe. Tutte con una caratteristica comune: nessuna base scientifica. Sono state annunciate “cure” che in realtà erano semplici operazioni commerciali, che servivano ai venditori ma non alle persone. Sono stati suggeriti complotti, segreti, insabbiamenti e non solo da persone non competenti o poco informate ma anche da medici, professionisti della salute. Il nuovo “metodo Stamina” è stata l’idrossiclorochina, il moderno “metodo Di Bella” è stata la vitamina D. Il nulla, spacciato per cura.
 
Il dato è preoccupante perché a farne le spese sono i pazienti. Persone che poi, illuse, chiedono e comprano quelle erbe, quegli integratori e quelle vitamine, inutili per la malattia, dannose per i loro risparmi, cittadini che hanno sospettato, hanno immaginato congiure, cospirazioni a spese dei malati con mascherine assassine e farmaci salvavita nascosti dai poteri forti. A questo aggiungiamoci le dichiarazioni di esperti e presunti tali che hanno confuso la popolazione.
 
Un giorno il CoViD è un semplice raffreddore, un altro è la peste. Un giorno bisogna uscire e fare shopping, il giorno dopo bisogna sbarrarsi a casa, prova questa che non solo non si conosce l’argomento ma non si ha neanche la delicatezza di usare il buon senso.
Già, perché anche in questo caso a farne le spese sono i cittadini, i nostri pazienti, che un giorno si sentono liberi da ogni pericolo, il giorno dopo sono terrorizzati. Perché lo ha detto la TV, anzi, l’esperto alla TV.
 
Allora sarebbe forse il caso di ricordare che il medico ha tanti doveri ma due su tutti, quello di agire in scienza e coscienza. In questi mesi ha dominato il “secondo me”, non il “secondo la scienza”, l’aneddotica, non i dati, siamo insomma lontanissimi da quel metodo scientifico che ci ha concesso di definirci “progrediti” comportandoci come ciarlatani, professionisti della pseudomedicina. Come si può quindi pretendere che il cittadino abbia fiducia, come si può pensare che il professionista della salute goda ancora del prestigio e dell’autorevolezza che erano sue per definizione? Scienza e coscienza in questa epidemia sono state spesso messe da parte da egoismo, ignoranza e interessi personali.
 
Scienza significa basarsi sulle conoscenze scientifiche, dare solo informazioni provate, separare le opinioni dai fatti. Non fare previsioni azzardate su una malattia che ancora non conosciamo.
Coscienza significa non terrorizzare né banalizzare, non consigliare comportamenti scorretti, non diffondere paura, dubbio, diffidenza. Non è difficile, basta ricordare a chi ci rivolgiamo. Le persone.
Se ricordiamo di avere di fronte persone preoccupate e non spettatori o clienti, forse, ricorderemo come deve parlare un medico.
 
Salvo Di Grazia
Medico, divulgatore scientifico
18 dicembre 2020
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