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QS Edizioni - mercoledì 8 maggio 2024

Regioni e Asl - Provincia Autonoma di Trento

In 10 anni in Trentino soppressi oltre 300 posti letto

di Endrius Salvalaggio
immagine 21 giugno - Dai dati ministeriali elaborati da Cimo Fesmed Trentino, dal 2010-2020 sono stati soppressi 286 pl solo per acuti: il numero totale di tre ospedali come quello di Borgo, Cavalese e Tione. Brugnara: “Non stiamo facendo una guerra di numeri ma descrivendo reparti in affanno, con richiesta di Pl maggiore rispetto al personale sanitario. Situazione di difficoltà perpetuata quotidianamente anche sui Ps  nel ricoverare i pazienti affetti da patologia acuta”.

“Dati ministeriali 2010-2019, nella Provincia Autonoma di Trento ci sono stati tolti all’assistenza oltre 300 posti letto”.

A dirlo è il segretario di Cimo Fesmed Trentino, Sonia Brugnara.

Andando nel dettaglio, dai dati che Cimo Fesmed Trentino fornisce, i numeri dei posti letto (fonte Ministero della Salute) e aggiornati al 2020, parlano chiaro. Se nel 2010 i posti letto degli ospedali trentini erano 2483, nel 2020 sono arrivati a toccare un minimo storico di 2109 (il dato totale comprende i posti letto ordinari, i DH e i Day surgery). La differenza è pertanto di 374 posti letto in meno. “Per intenderci gli ospedali di Borgo, Cavalese e Tione totalizzano in tre poco meno di 240 posti letto, le conclusioni sono presto fatte”. Dichiara la dottoressa Brugnara.

Essendo il 2023 non ancora concluso ulteriori dati sui posti letto non sono ancora stati elaborati, tuttavia per il segretario Cimo Fesmed Trentino, il calo dei posti letto per acuti registrato dal 2010 al 2020 (da 1826 a 1540) rende bene l’idea sulla difficoltà che quotidianamente i pronto soccorso incontrano nel ricoverare i pazienti affetti da patologia acuta.

“Ne deriva quindi che ci siano reparti costantemente in affanno – spiega la sindacalista dei dirigenti medici più rappresentativa per iscritti del trentino con letti in numero maggiore di quello che il personale medico, infermieristico e sanitario che potrebbero gestire o, addirittura pazienti in appoggio presso altri reparti gestiti da personale infermieristico della struttura ospitante e personale medico del reparto di pertinenza”.

“I carichi di lavoro non commisurati al personale sanitario assegnato a quella unità operativa, rendono ragione delle segnalazioni che con sempre maggiore frequenza sono state portate all’attenzione degli organi di stampa in varie occasioni. Anche l’incremento delle dimissioni dell’ultimo periodo – sottolinea il segretario Brugnara - che non può essere derubricato semplicemente alla voce “motivi personali o familiari” deve essere preso in considerazione quale evento sentinella di una situazione ai limiti della sostenibilità”.

In conclusione, la Dottoressa Brugnara fa sapere che non è interesse di nessuno avviare una guerra di numeri o entrare in una polemica fine a sé stessa. Il sindacato dei dirigenti medici ritiene invece che sia utile segnalare un dato per dare voce ad un disagio diffuso che trova oggi proprio in questi numeri una possibile causa. Ed è altrettanto chiaro che è necessario, secondo Cimo, invertire la tendenza per restituire quella qualità delle cure da sempre eccellenza a livello nazionale e quella serenità lavorativa per gli operatori sanitari da troppo tempo sacrificata sull’altare dell’efficientamento.

Endrius Salvalaggio

21 giugno 2023
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