Negli ultimi vent'anni il Servizio Sanitario Regionale ha perso oltre 7mila dipendenti a tempo indeterminato, oltre 5.500 unità sono riferite al personale del comparto. Il precariato è aumentato dell’87% mentre i medici e la dirigenza sono diminuiti del 12%. Un quadro desolante che la pandemia ha contribuito ad aggravare. A dirlo, in una nota, è la Cgil e la Fp Cgil di Roma.
“Il SSR deve uscire dalla condizione di doppio affanno in cui si trova, dovuta all’emergenza sanitaria ancora in corso e alla maggiore richiesta di prestazione sanitarie, con un personale ridotto e stremato dalla gestione della pandemia – dichiarano
Natale Di Cola, segretario della Cgil di Roma e del Lazio e
Giancarlo Cenciarelli, segretario generale della Fp Cgil di Roma e del Lazio -. I dati recenti attestano infatti, nel 25% dei casi, mancate erogazioni di visite diagnostiche nei tempi previsti dalla legge, senza tener conto dei tanti che hanno rinunciato alle cure. Proprio per fronteggiare questa emergenza, la Cgil, nelle ultime settimane, con la campagna 'Sos Salute', è impegnata a informare le cittadine e i cittadini sui propri diritti e a offrire una prima risposta alle persone che trovano ostacoli nell’accesso alle cure”.
Occorre, per Cenciarelli e Di Cola, “un cambio di passo per riportare le persone a curarsi e a farlo nel servizio pubblico, rimettendo il SSR al centro dell’agenda politica”.
Soprattutto, “per abbattere i tempi di attesa e garantire a tutti, indipendentemente dal reddito, il pieno acceso alle cure, la priorità, nel prossimo biennio, sarà un piano che preveda almeno 10mila assunzioni, procedendo inoltre alla stabilizzazione del personale precario. Solo così si potrà recuperare quanto perso negli anni e, al contempo, garantire l’esistenza e il funzionamento delle strutture previste con il PNRR, che altrimenti rimarrebbero solo sulla carta. Su questo tema - concludono Cenciarelli e Di Cola - ci aspettiamo un impegno serio da parte della Regione e delle Asl”.