Quanto scritto oggi dalla Corte dei conti sulla sanità e in particolare, cito testualmente le parole del procuratore generale Nottola, su “l
’eccessività dell’impegno finanziario”, dipendente a sua volta da
“una irrazionale distribuzione delle risorse, dalla disattenzione dei pubblici amministratori, dalla moltiplicazione dei centri di spesa, dalla proliferazione delle strutture, talvolta inutili e dalla mancanza di controllo sulla gestione e sul funzionamento degli uni e delle altre”, mi hanno lasciato alquanto perplesso.
Non tanto per i concetti espressi, che, con toni simili, ascoltiamo da tempo da parte dei molti critici della sanità pubblica, quanto per la fonte degli stessi.
E la memoria è andata al
5 giugno scorso e in particolare al Rapporto 2012 sul coordinamento della finanza pubblica della stessa Corte dei conti dove, nel capitolo riguardante la sanità, si leggeva: “
Anche nel 2011 la gestione della spesa sanitaria presenta risultati migliori delle attese. A consuntivo le uscite complessive hanno raggiunto i 112 miliardi, inferiori di oltre 2,9 miliardi al dato previsto per l’anno e riconfermato, da ultimo, lo scorso dicembre, nel quadro di preconsuntivo contenuto nella Relazione al Parlamento. Per la prima volta da anni in flessione (-0,6 per cento), la spesa riduce la sua incidenza in termini di Pil, che passa dal 7,3 per cento del 2010 al 7,1”.
E ancora: “
E’ indubitabile che quella sperimentata in questi anni dal settore sanitario rappresenti l’esperienza più avanzata e più completa di quello che dovrebbe essere un processo di revisione della spesa (spending review)”. E poi: “
Seppur non senza contraddizioni e criticità i progressi compiuti nella definizione di standard nei budget e una sempre più accurata informazione sulla gestione e sulle prestazioni rese dalle strutture di assistenza sono alla base degli interventi operati sugli assetti organizzativi regionali che hanno consentito i miglioramenti nei risultati economici e il recupero di governante”.
E così, aggiungeva ancora la Corte: “
da settore in squilibrio strutturale di cui era difficile prevedere la dinamica della spesa quello sanitario oggi testimonia i risultati, seppur graduali, che è possibile conseguire nella definizione di una cultura della gestione con la collaborazione tra livelli di governo anche negli anni di crisi”.
Verrebbe da dire, “ma a che Corte giochiamo?”.
Cesare Fassari