La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha approvato oggi un ordine del giorno in materia di Ogm (Organismi Geneticamente Modificati). Nel testo si ribadisce la “posizione delle Regioni, di assoluta contrarietà a consentire la coltivazione di OGM sul territorio nazionale” e si ricorda che le Regioni in passato più volte hanno chiesto “al Governo di procedere all’attivazione dell’esercizio della clausola di salvaguardia (prevista dall’art. 23 della Direttiva 2001/18/CE2)” che, peraltro, sono state espresse e adeguatamente motivate in diverse occasioni, dal 2010 ad oggi”.
“Ad oggi, nonostante le richieste delle Regioni e del Parlamento, il Governo non ha ancora proceduto con l’attivazione delle procedure di emergenza (ai sensi dell’articolo 34 del Regolamento CE n. 1829/2003, in base della procedura prevista dall’articolo 54 del Regolamento CE n. 178/2002)”.
“Nel frattempo – si legge nell’ordine del giorno approvato dalla Conferenza delle Regioni - sono avvenute semine di mais MON810 in Friuli Venezia Giulia” e tale coltivazione può rappresentare - come documentato dal dossier che Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura (CRA) ha predisposto su incarico del Ministero delle politiche agricole - , “un rischio per l’agroambiente anche in relazione ad eventuali contaminazioni di colture biologiche e convenzionali”.
“Vista l’urgenza di emanare il provvedimento di divieto al fine di impedire ulteriori semine nel territorio nazionale” la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome “chiede al Governo di attivare le procedure di emergenza (ai sensi dell’articolo 34 del Regolamento (CE) n. 1829/2003, in base alla procedura prevista dall’articolo 54 del Regolamento CE n. 178/2002) con la sollecita emanazione del conseguente provvedimento di divieto di coltivazione di OGM”. La Conferenza delle Regioni manifesta comunque “ la propria disponibilità a lavorare congiuntamente con il Governo per definire i contenuti di una norma nazionale che affronti in maniera organica la problematica OGM e colmi il vuoto legislativo che si è prodotto a seguito della sentenza della Corte Costituzionale, facendo salva la clausola c.d. di “salvaguardia””.