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QS Edizioni - giovedì 2 maggio 2024

Regioni e Asl

Piano Nazionale Prevenzione. Ecco le proposte della SItI

di Marzia Caposio
immagine 24 giugno - “Colmare le lacune più evidenti" della bozza di PNP 2014/2018” puntando, tra le altre cose, su programmi evidence based ad iniziare dagli screening oncologici e su un piano di informazione alla popolazione sui vaccini. Inoltre, fornire alle Regioni “indicazioni inequivocabili” sull’affidamento del management dei programmi ai Dipartimenti di Prevenzione delle Asl quali garanti di "ragionevolezza organizzativa”. IL DOCUMENTO.
“Colmare le lacune più evidenti del Piano Nazionale della Prevenzione (PNP) 2014/2018, in fase di approvazione, attraverso la stesura di Piani Regionali di Prevenzione (PRP) che contengano alcuni importanti correttivi”. E’ quanto auspica la Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI) che, dopo aver scritto al ministro della Salute nei mesi scorsi una lettera per evidenziare le criticità della bozza del nuovo PNP, ha elaborato una proposta di indirizzo per il miglioramento di questo importante documento per la sanità pubblica.

Secondo la SItI, la bozza di PNP 2014-2018, redatta da un gruppo misto Stato\Regioni, evidenzia “una scarsa aderenza alla variegata realtà sanitaria del nostro Paese” e “costituisce un esempio su cui riflettere circa le concrete difficoltà di definire un assetto nazionale programmatorio che sia realistico e coerente”.

Sulla base di queste considerazioni, SItI ritiene “ragionevole e opportuno che nei PRP siano introdotti alcuni correttivi” ed in particolare: una sezione che indichi obiettivi concreti e misurabili di contrasto delle disuguaglianze in salute con programmi evidence based ad iniziare dagli screening oncologici; una sezione che preveda un impegno regionale su un piano pluriennale di informazione alla popolazione sui rischi delle malattie infettive (inclusa l’adesione al programma VACCINARSI) e sulla reale consistenza delle reazioni avverse alle vaccinazioni; una sezione che preveda progetti di chiamata attiva di fasce di popolazione sana per “screenare” i fattori di rischio cardiovascolari; una sezione che delinei le modalità di coordinamento operativo fra i dipartimenti di prevenzione e le agenzie regionali di protezione ambientale per l’attivazione di programmi permanenti di analisi dei possibili effetti negativi sulla salute umana di inquinamenti ambientali. E, ultimo ma non ultimo, una sezione che reintroduca nel PNP il tema “vitale” della sicurezza degli alimenti e della nutrizione “senza il quale l’intero documento appare largamente scisso dalla realtà dei concreti fattori di rischio presenti nel Paese”.

Ma, sulla scorta dei risultati del precedente Piano Nazionale della Prevenzione, la proposta più pressante è quella di “fornire indicazioni inequivocabili per orientare le scelte regionali verso l’affidamento del management dei programmi ai Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende Sanitarie, quali garanti di ‘ragionevolezza organizzativa’”. Per la SItI il Dipartimento di Prevenzione può cioè rappresentare una Centrale Organizzativa unica “equidistante” dagli obiettivi di risultato di ciascun Programma, “appare dunque ragionevole identificarlo come la Struttura aziendale potenzialmente in grado di ben governare l’indispensabile ‘fase del management’”.

“Ma un modello organizzativo che vede l’affidamento al Dipartimento di Prevenzione della funzione ‘organizzazion’” del PNP si fonda naturalmente su alcune considerazioni generali”, sottolinea la Società, che spiega: “E’ garante del primo livello di assistenza collettiva; ha il commitment sui programmi di prevenzione per compito istituzionale e autorevolezza sulle evidenze in tema di sanità pubblica; conosce e possiede al suo interno strumenti di lavoro e professionisti con know how specifico (gestione di “grandi numeri” di soggetti sani (es. vaccinazioni); si muove naturalmente con logica delle “reti”; ha il compito di misurare i risultati di salute della popolazione (procedura indispensabile quando si parla, ad esempio, di screening)”.

Anche per questo, secondo la SItI, tale ruolo va affidato ai Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende Sanitarie, "che rappresentano un insieme di operatori esperti della materia".

Marzia Caposio
24 giugno 2014
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