Test antidroga del capello per i 750 dipendenti dell'Asl di Mantova. Medici, infermieri, assistenti sociali, veterinari, psicologi, tecnici e amministrativi. Tutti invitati dal direttore generale Mauro Borelli a sottoporsi all'esame che svela il consumo di sostanze stupefacenti nei tre mesi precedenti. A raccontare i dettagli della vicenda è la Gazzetta di Mantova, spiegando che la proposta è stata lanciata dal palco dell'auditorium Bam il 16 febbraio in occasione della presentazione del piano sanitario regionale. “Il mio è un invito non un ordine, rivolto a tutti i dipendenti dell'Asl”, ha affermato Borelli in quell’occasione, come riportato dalla testata locale. La motivazione è che “siamo un'azienda che dà salute e tutte le persone che lavorano in questa azienda credo debbano rispettare certe norme e regole di comportamento. Durante la mia carriera - sottolinea Borelli - ne ho viste e sentite di tutti i colori. Ritengo quindi giusto che in un'azienda come la nostra che produce salute, dal direttore generale in giù si possa aderire ad un'iniziativa di questo tipo. Del resto prima o poi diventerà obbligatorio”. Così, almeno, ha annunciato nei mesi scorsi dal capo dipartimento delle politiche antidroga del Consiglio dei Ministri, Giovanni Serpelloni. Ora, tuttavia, non è così e non lo sarà neanche per i dipendenti della Asl mantovana. “Chi non vorrà fare il test – ha sottolineato il direttore generale - si asterrà, senza essere bollato o penalizzato”.
L’iniziativa di Borelli ha in ogni caso risollevato la questione. Contro la quale si sono espressi Cecilia Taranto, segretaria nazionale Fp-Cgil, e Florindo Oliverio, segretario generale Fp-Cgil Lombardia, secondo i quali quella di Mantova è “un’operazione di pura propaganda, come le dichiarazioni del Ministro Giovanardi, cui ormai siamo abituati: da anni il Ministro conduce una battaglia mediatica e giustizialista contro il fenomeno della tossicodipendenza, producendo pochi risultati concreti, se si esclude il costante aumento dei cittadini curati dai nostri Sert (strutture sempre più povere di risorse e personale), e l'allarmante numero di tossicodipendenti reclusi a causa della legge Fini-Giovanardi, spesso per il solo uso personale”.
Secondo Taranto e Oliverio, inoltre, l’iniziativa di Borelli non sarà innocua perché “paradossalmente produce un effetto contrario a quello desiderato: alimenta il sospetto invece che fugarlo”.