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QS Edizioni - lunedì 29 aprile 2024

Regioni e Asl

Danni da alcol per 47 neonati su 1000 nel Lazio. L’allarme della Cipe Lazio

immagine 26 novembre - In Italia 1 madre su 67 che beve alcolici mentre è incinta metterà al mondo un figlio con Fas. In Italia i bimbi che nascono con danni da alcol sarebbero circa 25 mila. “Gli allarmanti dati epidemiologici ci obbligano ad un’azione tempestiva e capillare di informazione delle famiglie nonché di formazione rivolta a tutti i medici”. A questo scopo i pediatri della Cipe Lazio sono già al lavoro con il Crarl, il Centro di riferimento alcologico della Regione Lazio.
Venticinquemila bambini, in Italia, ogni anno nascono con la “sindrome Feto-alcolica” detta Fas (Fetal alcohol syndrome): si tratta della più grave delle patologie del feto indotte dal consumo di alcol in gravidanza. A lanciare l’allarme sono i pediatri della Cipe Lazio.

“Si stima che, nel mondo, siano 70 milioni le persone che soffrono delle conseguenze dell’esposizione all’alcol mentre erano nel grembo materno. Secondo ‘The Lancet Global Healt’ del 2017, annualmente, si registrano 119mila nuovi casi nell’intero globo con maggiore concentrazione in Europa e in Sudafrica. In Italia, 1 madre su 67 che beve alcolici mentre è incinta metterà al mondo un figlio con Fas. In media, il 10% delle donne in attesa assumono alcol, nel nostro Paese (dove si inizia a bere a 11 anni) si tocca la soglia del 50%. Nel Lazio nascono affetti 47 bimbi su 1000”, spiega la Cipe.
 
“Il feto non metabolizza l’alcol, dunque l’esposizione prenatale a questa sostanza può provocare patologie congenite molto gravi, ma anche disfunzioni che si possono manifestare nell’arco di tutta la vita”, spiega Maria Pia Graziani, pediatra di libera scelta e responsabile del Comitato scientifico di Cipe (Confederazione italiana pediatri) del Lazio.

Per Graziani “gli allarmanti dati epidemiologici che abbiamo a disposizione ci obbligano ad un’azione tempestiva e capillare di informazione delle famiglie nonché di formazione rivolta a tutti i medici (tra cui pediatri, ginecologi, medici generici, neuropsichiatri) che hanno un ruolo fondamentale nella prevenzione e nella diagnosi precoce, oltre che per la cura. In questa direzione, stiamo lavorando a stretto contatto con il Crarl, ovvero il Centro di riferimento alcologico della Regione Lazio”.

“È fondamentale far comprendere la rilevanza sociale delle patologie alcol-correlate, peraltro facilmente prevedibili e prevenibili - aggiunge Graziani -. La Fas si può manifestare con disfunzioni di tipo morfologico, ad esempio sul volto, in forme più o meno evidenti, ma anche con deficit di attenzione e di apprendimento, iperattività, problemi comportamentali fino a malattie mentali con gravi conseguenze a lungo termine”.
 
“Eppure – continua la responsabile del Comitato scientifico di Cipe Lazio
  – ci troviamo al cospetto di una sindrome poco pubblicizzata: nel Lazio, nel corso di questo anno 2018, è stato dedicato alla sindrome Feto-alcolica un solo convegno su 1834 eventi di pediatria accreditati. A questo si aggiunge la sostanziale sottovalutazione dei rischi del consumo di alcol in gravidanza nei cittadini”.
 
“Sono certa – conclude Graziani – che la diffusione di una approfondita conoscenza della sindrome, unita all’esatta integrazione nonché organizzazione delle varie figure specialistiche implicate in questa patologia, siano in grado di modificare in maniera sostanziale i profili della morbilità e delle sue complicanze, permettendo a migliaia di bambini, ogni anno, di nascere sani e senza danni da alco”.
26 novembre 2018
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