toggle menu
QS Edizioni - lunedì 13 maggio 2024

Pacchiarotti (S. Filippo Neri): “Sentenza attesa da diverse donne nel Lazio, possibile apripista per embrioni nel post mortem partner”

26 luglio - “Una sentenza che aspettavamo da tempo perché nel Lazio abbiamo diversi casi di donne che non hanno più potuto trasferire gli embrioni in quanto si sono viste negare in un secondo momento il consenso dal partner, essendo venuto meno il progetto di coppia”. Così Arianna Pacchiarotti, Direttrice del Centro di Procreazione Medicalmente Assistita dell’Ospedale San Filippo Neri del Lazio, commenta la sentenza della Corte Costituzionale che dato il via alla prosecuzione della Procreazione Medicalmente Assistita per quei casi in cui l’uomo ha ritirato il consenso dato inizialmente.

"La Consulta in questo modo, così come accaduto con la legge 104 sull’interruzione volontaria di gravidanza, sottolinea anche la fondamentale autodeterminazione della donna nelle scelte che riguardano il suo corpo quale sede esclusiva della propria identità psicofisica e, in generale, del proprio progetto di vita. E’ infatti la donna a dover affrontare direttamente, con il corpo e con la mente, tutta la procedura per la Procreazione Medicalmente Assistita – spiega Pacchiarotti –. La donna viene sottoposta ad una preparazione ormonale, con una o due iniezioni al giorno, fino a maturazione dei suoi ovociti, deve affrontare diversi esami (controlli ecografici, prelievi di sangue ecc.) e poi sottoporsi all’intervento chirurgico con anestesia per estrarre gli ovociti dal suo corpo, che vengono fecondati in laboratorio con lo spermatozoo e poi messi in coltura dai tre ai cinque giorni, prima di impiantarli. A volte è capitato che alcuni uomini abbiano ritirato il consenso persino in questa pausa di pochi giorni, dopo il calvario della preparazione”.

“Questa sentenza - conclude Pacchiarotti -sancisce quindi un punto di svolta per tante donne che hanno riposto la propria speranza in un progetto di maternità che continuano a sentire come proprio e, questo è l’auspicio, potrebbe aprire uno spiraglio per il ‘post mortem’, ovvero per concedere il via libera anche a quegli embrioni bloccati per la sopraggiunta morte del partner donatore nonostante questi avesse già dato il consenso”.
26 luglio 2023
© QS Edizioni - Riproduzione riservata