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QS Edizioni - sabato 18 maggio 2024

La situazione italiana. Chi fuma cosa rischia?

12 giugno - Secondo il Rapporto 2013 sul fumo dell'Istituto Superiore di Sanità in Italia i fumatori sono ancora 10,6 milioni, pari al 20,6% della popolazione sopra i 15 anni. Da sottolineare, però, che è 12 anni l’età della prima sigaretta tra gli adolescenti, ai quali piacciono soprattutto le sigarette “rollate” e sono la maggior parte di quel 9,6% (circa 1 milione di persone) che sceglie il tabacco trinciato. Il rischio è che si instauri un effetto moda tra i giovani, per le sigarette “rollate” come per le sigarette elettroniche. E la conseguenza successiva è quella di avere tra pochi anni nuove generazioni di persone con malattie respiratorie croniche.
 
I rapporti del GOLD, acronimo di Global Initiative for Chronic Obstructive Lung Disease (commissione internazionale per lo studio della BPCO patrocinata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità) evidenziano da studi epidemiologici che il 10% degli italiani tra i 20 e i 44 anni presenta tosse ed espettorato senza ostruzione bronchiale (Stadio 0 a rischio), mentre il 3,6% presenta sintomi con ostruzione bronchiale (Stadio I-III).  “Tosse e dispnea (mancanza di fiato, affanno), talora accompagnati da respiro sibilante, sono spesso considerati dai fumatori come una normale conseguenza del consumo di sigarette. Invece rappresentano già i sintomi di una broncopneumopatia cronica ostruttiva e a questo punto la malattia è irreversibile”, ha spiegato Claudio F. Donner, amministratore della Fondazione Italiana Salute Ambiente e Respiro (FISAR).
Con la progressione della malattia aumentano anche le riacutizzazioni infettive, soprattutto bronchiti, che richiedono un frequente utilizzo di antibiotici, con il rischio di sviluppare una resistenza ai farmaci. Lo sviluppo dell'antibioticoresistenza in Italia e in tutti i paesi europei, legato all'incremento e all'uso inappropriato degli antibiotici, costituisce un problema per la tutela della salute. Per questo motivo da tempo istituzioni internazionali come l'European Centre for Disease prevention and Control (ECDC) hanno da tempo lanciato l'allarme e spinto gli Stati membri a realizzare campagne informative in materia.
 
“Le riacutizzazioni acute di bronchite cronica rappresentano la principale causa di visite mediche, ospedalizzazione e morte nei soggetti con BPCO”, ha spiegato Francesco Blasi, presidente dell’European Respiratory Society. “In media una persona con bronchite cronica va incontro a due episodi all'anno di riacutizzazione della malattia. La frequenza con cui la bronchite cronica si riacutizza dipende dalla gravità della malattia polmonare sottostante, dall'età e dalla presenza di comorbilità. Le riacutizzazioni comportano costi sociali enormi, con un costo medio di 7.000 euro a paziente/anno, di cui 71% per ospedalizzazione, 18% per farmaci e 11% per visite ambulatoriali e esami”.
È stato calcolato che il costo di gestione della BPCO è da ricondurre per l'80% al costo delle riacutizzazioni e al costo del fallimento della terapia delle riacutizzazioni acute di bronchite cronica. In un clima di spending review la gestione ottimale delle riacutizzazioni acute di bronchite cronica diventa quindi una necessità assoluta, soprattutto perché una quota maggiore della spesa sanitaria ricade sui pazienti. Una situazione che preoccupa anche FederAnziani: “La posizione di FederAnziani si differenzia da quella di altre associazioni in quanto la nostra azione mira all’elaborazione di proposte concrete per il Servizio Sanitario Nazionale, che consentano di conciliare il diritto alla salute dei cittadini con le esigenze imprescindibili di sostenibilità del sistema”, ha spiegato Roberto Messina, presidente di FederAnziani. “A tal fine lavoriamo con la Corte di Giustizia Popolare per il Diritto alla Salute, organismo nazionale di FederAnziani che opera in collaborazione con FIMMG e con le principali società medico scientifiche, cui afferiscono medici, pazienti, avvocati e giuristi. In occasione del II Congresso Nazionale, che si svolgerà il 27 novembre a Rimini, il Dipartimento Malattie Respiratorie vedrà 100 medici impegnati proprio nell’elaborazione di tali risposte”.
12 giugno 2013
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