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QS Edizioni - domenica 19 maggio 2024

Cos’è la fibrillazione atriale?

24 giugno - Ne è affetto un individuo su quattro di età superiore a 40 anni: si tratta della fibrillazione atriale, anomalia del ritmo cardiaco più diffusa tra le persone adulte, determinata da disordini della propagazione dei segnali elettrici che regolano la contrazione cardiaca, anomalia che compromette l’efficacia del pompaggio del sangue del muscolo cardiaco, causando la contrazione rapida e irregolare delle camere superiori del cuore, detti atri, e provocando in questi ultimi un ristagno di sangue che di conseguenza non può essere pompato in maniera corretta nelle camere inferiori del cuore, ovvero i ventricoli. La patologia provoca l’accelerazione o il rallentamento eccessivo della frequenza cardiaca di solito associate alla irregolarità del battito e colpisce più di nove milioni di persone solo fra Unione Europea e Stati Uniti.
 
 
Il rischio di FA aumenta con l’età e colpisce mediamente l’1% degli adulti in tutto il mondo. Una persona su quattro di più di 45 anni ne soffre mentre è molto raro riscontrare la patologia nei bambini. Se i sintomi più comuni della patologia sono in alcuni casi difficili da identificare, in quanto considerati molto comuni (e per questo troppo spesso sottovalutati) – tra questi ad esempio palpitazioni, vertigini, dolore al torace, affanno e facile stancabilità – la presenza pregressa di alcune patologie rappresenta un rischio elevato in termini di esposizione ad essa. Tra queste in particolare figurano:
 
• L’ipertensione
• L’obesità
• Il diabete
• L’ipertiroidismo
• L’eccessivo consumo di bevande alcoliche
 
La fibrillazione atriale può incidere in maniera molto negativa sulla qualità di vita delle persone, compromettendone il benessere psicofisico attraverso stati d’ansia che tendono a peggiorare nel tempo e che possono portare a stati depressivi, abulia e irritabilità anche nella gestione di situazioni che comportano un minimo sforzo fisico o emotivo, così come circostanze attinenti al tempo libero, quali ad esempio i viaggi. Ad aggravare ulteriormente la complessità di questo scenario è, come detto, la natura asintomatica della patologia, aspetto che contribuisce a tardare una diagnosi tempestiva e dunque l’individuazione di un adeguato trattamento clinico.
24 giugno 2013
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