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QS Edizioni - venerdì 3 maggio 2024

Nuove conferme anche da uno studio “testa a testa”

10 gennaio - Tra la primavera e l’autunno del 2016 sono stati pubblicati ben 17 studi che rafforzano il profilo di efficacia e sicurezza di ixekizumab e che hanno coinvolto complessivamente oltre 7.800 pazienti. Questi lavori sono stati ampiamente discussi al Congresso dell’European Academy of Dermatology and Veneorology (EADV), che si è svolto a Vienna dal 28 settembre al 2 ottobre.

Nella capitale austriaca, soprattutto, è stato presentato uno studio di confronto “testa a testa” tra ixekizumab ed ustekinumab, un altro anticorpo monoclonale ampiamente utilizzato per la cura della psoriasi. In questo studio ixekizumab ha mostrato superiorità nel raggiungimento degli obiettivi primari e secondari. Tutti numeri di efficacia e sicurezza che permettono a ixekizumab di candidarsi a diventare terapia gold standard per la psoriasi.  
"La psoriasi è una patologia cutanea la cui insorgenza è legata al malfunzionamento del sistema immunitario e, a causa del processo infiammatorio sistemico che la sostiene, coinvolge diversi organi - ha commentato Ketty Peris, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Dermatologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore Policlinico Gemelli di Roma - Chi ne è affetto, purtroppo, presenta gravi ripercussioni psicologiche e sociali. La terapia ideale dovrebbe, quindi, far raggiungere al paziente la migliore qualità di vita possibile attraverso un netto miglioramento del quadro clinico. L’anticorpo monoclonale ixekizumab, oltre a elevati profili di sicurezza e tollerabilità, sta dimostrando una notevole capacità nella progressiva remissione delle placche psoriasiche fin dalle prime settimane. Siamo quindi sulla buona strada verso una terapia ottimale".
 
“Chi soffre di psoriasi combatte per due obiettivi: la rimozione dello stigma che da sempre accompagna questa patologia e la disponibilità di una terapia efficace e, al tempo stesso, sicura e ben tollerata – ha aggiunto Mara Maccarone, presidente ADIPSO (Associazione per la Difesa degli Psoriasici) - Insieme a un’attività di sensibilizzazione sociale è importante informare i pazienti sulle possibilità di cura più efficaci. La ricerca deve mettere a punto soluzioni in grado di assicurare la più alta percentuale possibile di remissione delle placche psoriasiche. Se il traguardo di una remissione delle placche del 75%, fino a poco tempo fa, poteva essere considerato l’optimum terapeutico, oggi possiamo pensare che arrivare alla remissione totale sia un traguardo sempre più raggiungibile. In questo senso i pazienti devono essere informati e messi in condizione di poter accedere a questi nuovi standard terapeutici”.
 
Lo studio “testa a testa” RHBS
Si tratta di uno studio di confronto tra ixekizumab e un altro anticorpo monoclonale, ustekinumab, che rappresenta attualmente uno dei trattamenti maggiormente utilizzati per la psoriasi. Obiettivo principale di questo studio – denominato RHBS – era quello di verificare, a 12 settimane, la percentuale di pazienti che raggiungeva un miglioramento del 90% delle placche psoriasiche sul corpo del paziente (risposta PASI 90). I dati rilevati si sono attestati su una percentuale di remissione PASI 90 nel 75% dei pazienti trattati con ixekizumab contro il 42,4% del campione in trattamento con ustekinumab.
Per quanto riguarda gli obiettivi secondari, ixekizumab ha fatto registrare una percentuale del 90,9% di pazienti che raggiunge il PASI 75 (ustekinumab si attesta al 69,1%). Inoltre, il 37,1% dei pazienti trattati con ixekizumab raggiunge il valore PASI 100 (miglioramento del 100% delle placche psoriasiche sul corpo del paziente), a fronte del 14,5% dei pazienti in cura con ustekinumab. Infine, la percentuale di pazienti che ottiene un PGA statico pari a 0 (remissione) si attesta al 43,2% con ixekizumab.
10 gennaio 2017
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