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QS Edizioni - mercoledì 1 maggio 2024

Scienza e Farmaci

Come funziona l’allenamento contro la balbuzie

immagine 23 agosto - In cosa è diverso il cervello di una persona balbuziente da quello di una che non presenta il disturbo? La differenza è nel funzionamento di due zone del cervello, una delle quali può essere ‘allenata’ per ridurre il problema. Ecco come e perché funziona la terapia.
Una sola settimana di terapia può bastare a limitare la balbuzie. In che modo? ‘Riorganizzando’ le connessioni del cervello. A dirlo è uno studio pubblicato su Neurology, condotto dall’Università Normale di Pechino, che si è avvalso di tecniche di studio dello spessore della corteccia cerebrale e delle interazioni tra aree del cervello.
 
Stime dicono che il disordine della balbuzie colpisce tra l’1 e il 4 per centodella popolazione mondiale. Il problema può essere alleviato, aumentando la fluenza nel parlare, tramite delle terapie, volte a controllare il respiro, la fonazione e l’articolazione della voce.
Lo studio ha coinvolto 28 persone balbuzienti, le cui capacità sono state messe a confronto con quelle di 13 partecipanti privi del disordine della parola. Quindici dei pazienti affetti da balbuzie hanno ricevuto una settimana di terapia: questa consisteva in tre sessioni giornaliere, nelle quali i partecipanti dovevano ripetere parole di due sillabe che venivano loro dette a voce o presentate tramite uno schermo. Prima dell’inizio e alla fine dello studio veniva inoltre analizzato lo spessore della corteccia cerebrale, e le interazioni tra le aree dell’organo nei momenti di riposo.
Nei pazienti affetti da balbuzie, la consistenza e la forza delle interazioni in una particolare zona, la parte dell’area di Broca che controlla la parola e il linguaggio, risultava minore rispetto al gruppo di controllo, mentre l’intensità di interazione tra cervelletto e cervello risultava più alta. Ma dopo la settimana di allenamento dei pazienti, sebbene i primi fattori rimanessero invariati, la connettività cerebrale del cervelletto era ridotta a quella riscontrata nei pazienti non balbuzienti e questo si traduceva in un miglioramento nel disturbo. “Questi risultati dimostrano che il cervello può essere ‘riorganizzato’ con l’esercizio, e che è il cervelletto a rendere possibile l’idea di compensare la balbuzie”, ha commentato Chunming Lu, co-autore dello studio. “E in più ci mostrano in che cosa il cervello delle persone balbuzienti funziona diversamente da quello di chi non ha questo disturbo”.
23 agosto 2012
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