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QS Edizioni - martedì 14 maggio 2024

Scienza e Farmaci

Demenza. Rigidità aortica possibile fattore di rischio modificabile

immagine 8 giugno - Uno studio condotto negli Usa su oltre 250 adulti partecipanti al Framingham Third Generation ha evidenziato come l’aumento della rigidità della parete dell’aorta e della pressione del polso siano associate a un più ampio impatto della proteina tau a livello regionale nel cervello degli anziani senza demenza.

(Reuters Health) – L’aumento della rigidità della parete dell’aorta e della pressione del polso sono associate a un più ampio impatto della proteina tau a livello regionale nel cervello degli anziani senza demenza. A evidenziarlo è uno studio pubblicato da JAMA Neurology e condotto da un team americano guidato da Leroy Cooper, del Vassar College a Poughkeepsie di New York.

Per lo studio, il team ha preso in considerazione 257 adulti dalla coorte Framingham Third Generation con un’età media di 54 anni e appartenenti all’etnia europea, occidentale. Dai risultati è emerso che misurazioni più elevate di rigidità dell’aorta e pressione del polso erano correlate in modo significativo a un maggior carico di tau a livello di corteccia entorinale e rinale, soprattutto tra gli adulti di età pari o superiore a 60 anni.

E l’associazione è rimasta significativa anche dopo aver ‘aggiustato’ i risultati rispetto alla proteina beta-amiloide; invece non sono state evidenziate associazioni tra quest’ultima proteina, l’aumento della rigidità dell’aorta e la pressione del polso.

“Questi risultati suggeriscono che una emodinamica vascolare anomala può contribuire a un maggior carico di tau nelle regioni del cervello più vulnerabili alla deposizione precoce della proteina”, hanno scritto gli autori, secondo i quali, “la rigidità dell’aorta è potenzialmente modificabile, quindi potrebbe essere un obiettivo indipendente per la prevenzione di patologie correlate alla proteina tau. Il nostro studio fornisce un’ulteriore prova che la disfunzione arteriosa a monte può contribuire a tossicità neuronale associata a un aumento dei depositi di tau”.

Fonte: JAMA Neurology

Reuters Staff

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

8 giugno 2022
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