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QS Edizioni - sabato 4 maggio 2024

Scienza e Farmaci

Tumore polmone non a piccole cellule metastatico. Studio di Fase 3 CheckMate -9LA, sopravvivenza duratura a lungo termine con nivolumab + ipilimumab con due cicli di chemioterapia

immagine 6 giugno - I pazienti trattati con l’associazione basata sulla duplice immunoterapia dimostrano benefici clinici duraturi dopo quattro anni rispetto alla sola chemioterapia in particolare tra i sottogruppi di pazienti con elevato bisogno clinico non soddisfatto. I dati più recenti presentati al Congresso annuale della Società Americana di Oncologia Clinica (American Society of Clinical Oncology)

Bristol Myers Squibb annuncia i risultati del follow-up a quattro anni dello studio di Fase 3 CheckMate -9LA che dimostrano benefici duraturi a lungo termine con nivolumab più ipilimumab e due cicli di chemioterapia rispetto a quattro cicli di sola chemioterapia, nei pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule metastatico (NSCLC) non trattati precedentemente. Al follow-up minimo di 47,9 mesi, l’associazione basata sulla duplice immunoterapia ha continuato a prolungare la sopravvivenza globale (OS), endpoint primario dello studio, con il 21% dei pazienti trattati con nivolumab più ipilimumab e due cicli di chemioterapia vivi a quattro anni rispetto al 16% dei pazienti trattati con la sola chemioterapia (Hazard Ratio [HR] 0,74; Intervallo di confidenza 95% [CI]: 0,63 – 0,87).

Al follow-up esteso, il beneficio di efficacia clinicamente significativo di nivolumab più ipilimumab e due cicli di chemioterapia si è mantenuto negli endpoint secondari e nei sottogruppi di pazienti con espressione tumorale di PD-L1 inferiore all’1% e istologia squamosa, che rappresentano principalmente quelli con elevato bisogno clinico non soddisfatto:

  • PD-L1 <1%: tra i pazienti con espressione tumorale di PD-L1 <1%, il tasso di sopravvivenza globale era del 23% per quelli trattati con l’associazione basata sulla duplice immunoterapia rispetto al 13% per la sola chemioterapia, il che rappresenta una riduzione del 34% del rischio di morte (HR 0,66; 95% CI: 0,50 – 0,86).
  • Istologia squamosa: tra i pazienti con istologia squamosa, il doppio di quelli trattati con nivolumab più ipilimumab e chemioterapia era vivo a quattro anni rispetto a quelli trattati con la sola chemioterapia (20% rispetto al 10%). In questo gruppo, l’associazione basata sulla duplice immunoterapia ha ridotto il rischio di morte del 36% rispetto alla sola chemioterapia (HR 0,64; 95% CI: 0,48 – 0,84).

Al follow-up esteso dello studio CheckMate -9LA non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza con nivolumab più ipilimumab e due cicli di chemioterapia. Questi dati sono stati oggetto di una presentazione poster late-breaking (Abstract #LBA9023) al Congresso annuale della Società Americana di Oncologia Clinica (American Society of Clinical Oncology, ASCO) il 4 giugno 2023, dalle 9:00 a.m. alle 12:00 p.m. EDT.

“I risultati duraturi osservati in quattro anni con nivolumab più ipilimumab e chemioterapia, specialmente nei pazienti con prognosi sfavorevole, dimostrano i benefici a lungo termine della associazione della duplice immunoterapia con un ciclo ridotto di chemioterapia per i pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule avanzato o metastatico, che resta una malattia particolarmente complessa da trattare”, afferma David P. Carbone, M.D., Ph.D., sperimentatore dello studio CheckMate -9LA e Direttore del Thoracic Oncology Center al The Ohio State University Comprehensive Cancer Center – James Cancer Hospital and Solove Research Institute. “I dati nei pazienti con espressione tumorale di PD-L1 inferiore all’1% e istologia squamosa sono particolarmente incoraggianti, perchè mostrano che la terapia di associazione continua a ridurre il rischio di morte di circa un terzo rispetto alla sola chemioterapia a quattro anni di follow-up nei gruppi di pazienti che storicamente hanno esiti peggiori”.

“Il trattamento oncologico non è un approccio unico per tutti, perchè i pazienti affetti da tumori toracici, come il carcinoma polmonare non a piccole cellule, presentano esigenze diverse. Siamo impegnati nella ricerca di soluzioni che funzionino per un maggior numero di pazienti e che possano potenzialmente contribuire a migliorare i risultati e a colmare aree con elevato bisogno clinico non soddisfatto”, dichiara Abderrahim Oukessou, M.D., Vicepresident, thoracic cancers development lead, Bristol Myers Squibb. “I nostri dati nel tumore del polmone presentati al Congresso ASCO 2023 si aggiungono al crescente numero di evidenze a sostegno del potenziale dei nostri farmaci nel migliorare gli esiti a lungo termine per i pazienti, sia in fase avanzata che in fase precoce della malattia, e per quei gruppi di pazienti difficili da curare che richiedono un approccio terapeutico personalizzato. I risultati dello studio CheckMate -9LA, che dimostrano benefici di efficacia duraturi nel corso di quattro anni con una associazione a base di nivolumab, confermano ulteriormente la nostra promessa di offrire opzioni durature a un maggior numero di pazienti, in vari stadi e tipi di neoplasie”.

Le associazioni a base di nivolumab più ipilimumab hanno mostrato miglioramenti significativi nella sopravvivenza globale in sei studi clinici di Fase 3 in cinque tumori fino ad oggi: NSCLC metastatico, melanoma metastatico, carcinoma a cellule renali avanzato, mesotelioma pleurico maligno e carcinoma esofageo a cellule squamose.

Lo studio CheckMate -9LA CheckMate -9LA è uno studio globale multicentrico randomizzato di fase 3, in aperto, per la valutazione di nivolumab (360 mg ogni 3 settimane) più ipilimumab (1 mg/kg ogni 6 settimane) associati a chemioterapia (due cicli), confrontati con la sola chemioterapia (fino a 4 cicli seguiti da terapia di mantenimento opzionale con pemetrexed dove possibile) come trattamento di prima linea nei pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule metastatico (NSCLC) indipendentemente dall’espressione di PD-L1 e dall’istologia. I pazienti nel braccio sperimentale (n=361) sono stati trattati con la duplice immunoterapia fino a due anni o fino a progressione della malattia o tossicità inaccettabile. I pazienti nel braccio di controllo (n=358) hanno ricevuto fino a 4 cicli di chemioterapia e terapia di mantenimento opzionale con pemetrexed (se possibile) fino a progressione di malattia o tossicità inaccettabile. L’endpoint primario dello studio era la sopravvivenza globale (OS) nella popolazione intent-to-treat (ITT). Gli endpoint secondari, nell’ordine, comprendevano la sopravvivenza libera da progressione (PFS) e il tasso di risposta globale (ORR) e lo studio ha valutato anche le misure di efficacia in base ai biomarcatori.

6 giugno 2023
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