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QS Edizioni - lunedì 20 maggio 2024

Scienza e Farmaci

Identificati neuroni correlati allo stress cronico

immagine 26 giugno - Un gruppo di ricercatori del Karolinska Intitutet di Stoccolma ha individuato- in un modello animale – un gruppo di neuroni coinvolti negli stati emotivi negativi e nello stress cronico. Grazie a tecniche avanzate il team è riuscito a ricostruire il percorso che questi neuroni compiono, che va dall’ipotalamo all’habenula.

In un modello animale un team di ricercatori del Karolinska Intitutet di Stoccolma ha identificato un gruppo di neuroni che sono coinvolti nell’insorgere di stati emotivi negativi e stress cronico. Le cellule del sistema nervoso, che sono state mappate con una combinazione di tecniche avanzate, esprimono anche i recettori degli estrogeni, un fenomeno che potrebbe spiegare perché le donne sono più sensibili allo stress rispetto agli uomini. I risultati dello studio sono stati pubblicati da Nature Neurosceince.

Il team ha usato tecniche avanzate come il Patch-seq, elettrofisiologia su larga scala e l’optogenetica. Grazie a queste tecniche i ricercatori sono stati in grado di mappare uno specifico percorso neuronale nel cervello dell’animale da laboratorio che va dall’ipotalamo all’habenula.

I ricercatori hanno utilizzato l’optogenetica per attivare il percorso quando gli animali entravano in una stanza e hanno scoperto che quelli con il percorso attivato iniziavano presto a evitare la stanza, anche se non c’era motivo.

Inoltre gli scienziati hanno osservato che i neuroni legati a pensieri negativi e stress cronico esprimo i recettori per gli estrogeni, il che li renderebbe sensibili ai livelli di questo ormone. Quando gli animali da laboratorio, maschi e femmine, sono stati sottoposti allo stesso tipo di eventi avversi lievi e imprevedibili, le femmine hanno sviluppato una risposta allo stress molto più duratura rispetto al maschio. “Se riusciamo a capire come vengono creati i segnali negativi nel cervello, possiamo anche trovare meccanismi alla base di malattie affettive come la depressione, che apriranno la strada a nuovi trattamenti farmacologici”, spiega Konstantinos Meletis, autore senior della ricerca.

Fonte: Nature Neuroscience 2023

https://www.nature.com/articles/s41593-023-01367-8

26 giugno 2023
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