toggle menu
QS Edizioni - martedì 21 maggio 2024

Scienza e Farmaci

Covid e influenza. Cauda (Gemelli): “Comprensibile stanchezza vaccinale, ma i fragili devono essere immunizzati”

di Barbara Di Chiara
immagine 13 ottobre - Secondo l'esperto, in uno scenario apparentemente positivo come quello attuale, ciò che vale per tutte le persone sane, giovani, senza particolari patologie concomitanti, potrebbe non valere per le persone più avanti negli anni, e/o che hanno delle malattie croniche, e questo indipendentemente dall’età. Per queste persone è importante che il messaggio sia ancora una volta di prudenza. Sì anche alle mascherine”

“Dopo più di tre anni passati convivendo con il Covid-19, dall’emergenza pandemica alla fase attuale di relativa tranquillità, penso ci possa essere una legittima stanchezza da parte dei della popolazione nei confronti dell’idea di doversi vaccinare. Il Covid non viene più percepito come una priorità, come qualcosa di rischioso, grazie alla massiccia vaccinazione avvenuta con prodotti sicuri ed efficaci. Lo ha certificato anche il premio Nobel assegnati ai due ricercatori che si sono spesi per mettere a punto la tecnologia a mRNA”. A dirlo in un’intervista a Quotidiano Sanità è Roberto Cauda, direttore UOC Malattie infettive, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e Ordinario di Malattie Infettive presso l’Università Cattolica di Roma, nei giorni in cui sta partendo in Italia la campagna di immunizzazione contro Covid-19 e virus influenzali, mentre si attende l’arrivo di un abbassamento generale delle temperature, finora estive.

“Attualmente – prosegue - siamo in una situazione in cui, da un lato, c’è una popolazione protetta da un vaccino, dall’altro c’è stata una spontanea evoluzione del Sars-Cov-2, che attraverso tutte le sue varianti ha prodotto ora un virus molto diverso dai precedenti. Si chiama ancora Sars-Cov-2, ma ha una minore capacità di determinare forme gravi di malattia. Eppure in questo scenario, che apparentemente è positivo e non posso fare altro che sottolinearlo, c’è sempre qualcosa che ci deve tenere sull’attenti. Quello che vale per tutte le persone sane, giovani, senza particolari patologie concomitanti, potrebbe non valere per le persone più avanti negli anni, e/o che hanno delle malattie croniche, e questo indipendentemente dall’età. Per queste persone è importante che il messaggio sia ancora una volta di prudenza, di sottoporsi alla vaccinazione sia contro il Covid, sia contro l’influenza, visto che sta partendo la campagna vaccinale stagionale. Possono essere eseguite nello stesso momento senza rischi e gli operatori sanitari devono sensibilizzare questo tipo di pazienti a non avere paura o essere pigri nei confronti della vaccinazione”.

“Sono stati scritti milioni di inchiostro anche sulle mascherine, sull’opportunità del loro utilizzo in questa fase”, prosegue l’infettivologo. “E’ chiaro che quello per la maggioranza delle persone, quelle che sono al di sotto dei 65 anni e che non hanno malattie e che quindi sono meno soggette ad avere forme gravi di Covid-19, utilizzare questa precauzione non farà male, ma non è così stringente. Ma penso ai nonni, alle persone che sono malate o in casa di riposo: usare la mascherina sembra ormai una banalità, quasi un fastidio, ma per questi soggetti non lo è. Categorie di persone che sono vicine a noi, i nostri genitori, i nostri nonni, nei confronti dei quali è sempre bene essere prudenti. Abbiamo visto una recrudescenza di casi in queste ultime settimane, ma a questo aumento di contagi non ha fatto seguito un parallelo aumento dei decessi e questo per le ragioni che abbiamo ricordato: popolazione in larga parte protetta e un virus che oggi provoca forme meno gravi di malattia. Non dico che le persone fragili siano invariabilmente candidate a una forma grave di Covid-19, dico che in questo tipo di persone è possibile osservare con maggiore frequenza forme gravi di malattia, che vanno dalle polmoniti, ad altri tipi di manifestazioni. Purtroppo abbiamo imparato a nostre spese che il Covid-19 è una malattia sistemica e può colpire molti organi. La buona notizia è che la prevalenza di Omicron, che ormai la fa da padrona dall’autunno 2021, determina forme violente e meno gravi di long-Covid”.

Barbara Di Chiara

13 ottobre 2023
© QS Edizioni - Riproduzione riservata