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QS Edizioni - mercoledì 8 maggio 2024

Scienza e Farmaci

Adulti con cardiopatia congenita hanno un rischio maggiore di sviluppare aritmie

immagine 18 aprile - Un gruppo di ricercatori israeliani ha seguito per cinque anni oltre 11 mila adulti con patologie congenite. Coloro che presentavano una cardiopatia congenita, andavano incontro molto spesso a una frequenza cardiaca accelerata originata nelle camere superiori del cuore (tachiaritmia atriale) o inferiori (tachiaritmia ventricolare), che aumentavano di molto il rischio di andare incontro di ospedalizzazione e morte precoce

Quasi un adulto su cinque affetto da cardiopatia congenita sviluppa un’aritmia. Inoltre questi pazienti corrono un rischio più elevato di ricovero e doppio di morte prematura rispetto a chi non sviluppa aritmia. È quanto emerge dallo studio di un team israeliano del Rabin Medical Center di Petah Tikva, pubblicato dal Journal of the American Heart Association.

L’indagine è stata condotta – tra il 2007 e il 2011 – su 11.653 adulti con malattie congenite. Dall’analisi è emerso che quasi il 20% degli adulti con cardiopatia congenita presentava aritmie all’inizio dello studio o le sviluppava nel corso dei cinque anni di follow up. Gli adulti con malattie cardiache congenite che sviluppavano una tachiaritmia atriale avevano un rischio più alto del 65% di morire precocemente rispetto a coloro che non avevano un battito cardiaco irregolare, mentre quelli che andavano incontro a tachiaritmia ventricolare avevano il doppio di probabilità di morire prima rispetto a chi non aveva aritmie.

Infine, i pazienti che manifestavano aritmie atriale, ventricolare o atrioventricolare, nei sei mesi precedenti, avevano un tasso di ricoveri fino al 33% più alto rispetto alle persone senza aritmie.

“I nostri risultati evidenziano la necessità di un follow-up continuo per le persone con malattie congenite”, ha dichiarato Mili Schamroth-Pravda, del Robin Medical Center di Petah Tikva, “Tutte le malattie cardiache congenite comportano un certo rischio di aritmie in età avanzata e dovrebbero essere valutate individualmente e monitorate su base regolare”.

Fonte: Journal of the American Heart Association 2024

18 aprile 2024
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