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QS Edizioni - sabato 4 maggio 2024

Scienza e Farmaci

Malattie cardiovascolari. Un cerotto supersensibile monitora il battito cardiaco

immagine 22 maggio - Il dispositivo, creato negli Stati Uniti, potrebbe arrivare a sostituire tutti gli altri strumenti di controllo delle pulsazioni: è più sottile di un foglio di carta, più piccolo di un francobollo e abbastanza sensibile da individuare i problemi di cuore e arterie prima che diventino patologia. E presto potrebbe diventare anche wireless.
Da sempre le pulsazioni del cuore umano sono usate dai medici come strumento per monitorare lo stato di salute dei propri pazienti. Ma presto, il battito cardiaco potrebbe essere monitorato con strumenti molto più tecnologici di un dito sul polso o di uno stetoscopio, e molto più piccolo di un macchinario per l’elettrocardiogramma: una docente dell’Università di Stanford ha infatti ideato un monitor cardiaco più sottile di un foglio di carta e non più grande di un francobollo. Il minischermo flessibile, simile a una “doppia pelle”, può essere attaccato con un cerotto sul polso e potrebbe aiutare a riconoscere la presenza di irrigidimento nelle arterie o altri problemi cardiovascolari, anche in quei pazienti più problematici come i neonati o i pazienti chirurgici ad alto rischio. Il dispositivo è stato presentato sulle pagine di Nature Communications.
 
Quando il sensore viene posato sul polso, può misurare come le pulsazioni cardiachesi propagano attraverso l’organismo. “Il battito cardiaco è direttamente collegato alle condizioni delle arterie e del cuore, tanto che con un sensore abbastanza sensibile è possibile cogliere i primi segni di una patologia ancora prima che questa si sviluppi”, ha spiegato Zhenan Bao, creatrice del dispositivo. E questo è proprio quello che può fare l’oggetto sviluppato negli Stati Uniti, se correttamente calibrato.
Un sistema non invasivo, che potrebbe sostituire i cateteri intravascolari che ad oggi sono usati nella pratica clinica: strumenti che vanno inseriti direttamente nelle arterie, che hanno alte probabilità di far sviluppare infezioni, e che dunque non sono adatti ai pazienti appena nati o a quelli ad alto rischio.
Uno strumento che potrebbe dunque rivoluzionare la pratica clinica, soprattutto se gli scienziati riusciranno a renderlo wireless, come stanno tentando di fare. Ad oggi il sensore ha bisogno di fili elettrici per funzionare, ma presto potrebbe non essere più così, e in quel caso i dati del monitoraggio potrebbero addirittura essere consultati dai medici tramite apposite applicazioni per cellulare, o computer. “In questo modo – ha concluso Bao – i pazienti non avrebbero neanche il problema delle visite, perché le analisi potrebbero essere fatte in tempo reale semplicemente indossando un cerotto”.
 
Il video di Stanford (in inglese):
 
 
22 maggio 2013
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