Si conclude oggi la 49esima edizione del Congresso Annuale dell'American Society of Clinical Oncology (ASCO), che si è svolta a Chicago. Molti i temi affrontati, ma quello più “caldo” è stato quello dell’immunoterapia contro il cancro, un ambito di studio su cui si sono concentrate molte case farmaceutiche negli ultimi anni.
Le terapie immunitarie sono pensate per stimolare il sistema di difese del nostro corpo per spingerlo a distruggere le cellule tumorali. Secondo molti scienziati, questa branca di studio è tra le più promettenti nella lotta al cancro, e ha il potenziale di diventare un punto di svolta nel trattamento dei pazienti, migliorando sia la qualità della vita che le percentuali di sopravvivenza, anche per un big killer come il tumore ai polmoni o per neoplasie come quella ai reni, che vengono di solito scoperte solo in fase avanzata quando i risultati della chemioterapia si riducono.
Quelli sull’immunoterapia sono per ora studi preliminari, ma dai buoni risultati, e che promettono di portare sul mercato nei prossimi anni una nuova classe di farmaci, più efficaci di quelli già presenti.
Particolarmente interessanti sono stati i risultati di due studi su due farmaci sperimentali che si attivando contro il recettore PD-1, che si trova sulla superficie dei linfociti T: in condizioni normali questa molecola difende le cellule sane, ma quando è presente un tumore questo è capace di ingannare il recettore in modo che questo protegga dal sistema immunitario le cellule malate. Le molecole studiate lavorano proprio per eliminare lo scudo, in modo che gli stessi linfociti T possano attivamente difendere l’organismo dal tumore.
Oltre al tema dell’immunoterapia sono stati tuttavia affrontati anche numerosi altri argomenti, e presentati farmaci più “tradizionali”, capaci però di migliorare i risultati di trattamenti contro il cancro al seno e alle ovaie, ai polmoni, o contro melanomi e leucemie.