Riequilibrio degli squilibri allocativi, limitazioni alla rimborsabilità dei trattamenti cronici, abolizione del comarketing, partita doppia sui prezzi. Sono alcune delle possibili opzioni correttive a disposizione del decisore pubblico alle prese col rebus della sostenibilità della spesa farmaceutica dopo un ventennio caratterizzato dalla riduzione dei prezzi di rimborso e dalla conseguente riduzione degli investimenti nel settore. Il 2013 ha registrato una nuova recessione con i conti della farmaceutica pubblica in rosso di almeno 800 milioni di euro e le prospettive per l’anno in corso - senza un deciso cambio di rotta – non promettono di meglio.
La crisi protratta del pharma e le possibili ricette per garantire ai cittadini un’assistenza farmaceutica equa e sostenibile che consentano anche alle aziende di usare le armi giuste per affrontare la stasi del settore sono al centro dell’incontro organizzato a Tirrenia (Pisa) da ASIS (Associazione studi sull’industria della Salute) dal 20 al 22 marzo (
vedi programma), col patrocinio della Regione Toscana, della Provincia, del Comune e dell’Università di Pisa, del Distretto Toscano delle Scienze della Vita e delle principali associazioni di settore: Farmindustria, Assobiotec, Assogenerici, Aschimfarma, Federfarma, Federsalus e Pharmintech. Sarà possibile seguire l’evento in diretta streaming. Essa sarà disponibile su
www.meetthelifesciences.it, il sito dedicato alla condivizione, diffusione e valorizzazione delle strategie regionali toscane nel campo della ricerca e della innovazione nelle scienze della vita.
A fare da sfondo alle due giornate di lavori i dati sull’evoluzione del mercato farmaceutico mondiale illustrati da
Sergio Liberatore (A.D. di IMS Health) e da Renato Ridella (di A.T. Kearney). “Il mercato farmaceutico globale ha chiuso il 2013 con un tasso di crescita di poco superiore al 3% e dovrebbe arrivare a superare i 1.200 miliardi di dollari nel 2017” – spiega Liberatore – “Tuttavia due terzi della crescita saranno concentrati nei Paesi emergenti che nel 2017 rappresenteranno il 30% del valore globale, uguagliando gli Stati Uniti, mentre il mercato europeo manterrà un’evoluzione molto contenuta, trainato verso il basso dalle performance negative o assai modeste dei Paesi maturi, come Germania, Italia, Spagna, Francia e UK”.
E i dati registrati sul mercato nazionale confermano la prospettiva non esaltante per il settore: “In Italia il 2013 si è chiuso a 20,8 miliardi di Euro con un trend positivo (+3%) dopo la flessione dell’anno precedente”– prosegue Liberatore. – “I motori della crescita sono stati ancora una volta i segmenti specialistici attraverso il canale ospedaliero e della distribuzione diretta, che crescono rispettivamente del 5,3 e del 13,2%. Ma resta da valutare quale sarà l’impatto del ripiano dello sforamento importante del budget dell’ospedaliera parzialmente a carico delle aziende produttrici mentre resta critico il tema della sostenibilità dell’innovazione visto che - nonostante questa crescita della spesa ospedaliera - l’Italia presenta ritardi di accesso all’innovazione e limitazioni della popolazione trattata”.
Il profilo dei paradossi attuali e delle prospettive future emerge anche nell’analisi di
Fabrizio Gianfrate (ASIS, Università di Ferrara): “Paradossalmente – osserva - la carenza d’innovazione, di nuovi farmaci, nell’ultimo decennio inferiore al ventennio precedente, ha alleggerito in parte la pressione sulla spesa pubblica, limitando la presenza di nuovi farmaci più costosi e amplificando l’uso del generico”. “Se il tasso di nuovi farmaci dell’ultimo decennio/quindicennio fosse stato simile a quello del ventennio precedente la pressione sulla spesa sarebbe stata più elevata del 25% - 30%. Tuttavia i trend di domanda derivanti dalle curve demografiche ed epidemiologiche mostrano drammaticamente la prossima palese insostenibilità dell’assistenza farmaceutica pubblica stante il sistema attuale”. La soluzione prospettata da Gianfrate è il reperimento delle risorse mancanti da altre voci di spesa o “dallo spostamento, il più equo e razionale possibile, di quote di spesa pubblica sul privato, auspicabilmente in forma non semplicemente out of pocket ma strutturata con volani consistenti in mutualità o assicurazioni integrative”.
Proprio il tema dei Fondi sanitari integrativi rappresenterà, secondo
Grazia Labate (ASIS, ricercatore in Economia sanitaria dell’Università di York), il fulcro del recupero di efficienza del Ssn a patto che “sia fatta piazza pulita del polverone di ipocrisia, di protezionismo unidirezionale, di ideologismo a buon mercato che impedisce di affrontare una seria discussione pubblica sul tema, preferendo trincerarsi nel duello tra detrattori del servizio pubblico e difensori del medesimo e nella vecchia diatriba pubblico privato”. Per governare un sistema complesso come quello sanitario a risorse scarse serve – secondo la Labate “la capacità di mettere a massa critica tutte le risorse del Paese”. “Bisogna avere - spiega - una visione e degli obiettivi di salute da raggiungere, bisogna chiamare la responsabilità collettiva ed individuale a puntellare il nostro Ssn socializzando i rischi dati dalla longevità in atto con risorse pubbliche e private, eliminando le zone di iperprotezione e privilegio e il fai-da-te, che si pongono fuori da ogni logica di cooperazione e socializzazione per il fine comune”.
E in uno scenario in cui sarebbe facile cadere nel pessimismo è
Giuseppe Turchetti (ASIS, Ordinario di Economia e Management Sanitario alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa) a proporre la tecnologia come chiave di lettura trasversale dell’evoluzione in corso nel sistema salute. Una sfida e una chance che gli stessi protagonisti del settore non sanno ancora declinare al meglio. “Se è vero che le tecnologie portano a un incremento della spesa perché aumentano le opzioni diagnostiche e terapeutiche, è anche vero che dalle tecnologie possono derivare opportunità per incrementare l’appropriatezza, la personalizzazione, l’efficienza, il ridisegno dei modelli organizzativi” – spiega Turchetti. “Un requisito irrinunciabile per poter beneficiare al meglio delle opportunità che la tecnologia ci offre e nel contempo cercare di gestire in modo soddisfacente le problematiche connesse alla sostenibilità economica del sistema - conclude - è quello di valutare con metodologie di analisi rigorose e scientificamente basate tutti i costi e i benefici associati a ciascuna innovazione tecnologica, scoraggiando quelle a scarso valore e premiando quelle con i più elevati rapporti di costo efficacia e di costo utilità”.
“Il problema è riuscire ad interpretare senza pregiudizi le sollecitazioni e il bisogno di cambiamento in un settore quale quello della Salute, che sta già subendo drastiche trasformazioni e che costringerà tutti i protagonisti ad adeguarsi” spiega
Marco Macchia, presidente ASIS e presidente del Corso di Laurea in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche all’Università di Pisa.
La mission di ASIS punta a riunire il mondo del lavoro e le Istituzioni, quali l’Università, all’interno di modelli che possano favorire le giuste sinergie per la ricerca, lo sviluppo e la formazione nelle scienze della vita. In questo quadro avverrà la premiazione dei vincitori della prima edizione dei premi per Dottori di Ricerca nel campo delle malattie oncologiche e delle malattie neurodegenerative (www.asis-studisalute.it).