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QS Edizioni - giovedì 2 maggio 2024

Scienza e Farmaci

Ossa fragili. Troppa o poca, è sempre colpa della vitamina D

immagine 9 dicembre - La fragilità ossea si riscontra non solo in chi ha bassi livelli di vitamina D, ma anche in chi li ha troppo elevati. Lo rivela uno studio studio pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism che indica anche i valori ottimali: tra 20 e 30 ng/ml.
Negli anziani, sono sempre stati i bassi livelli di vitamina D a preoccupare in quanto causa di fragilità ossea. Tuttavia, uno studio in corso di pubblicazione sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism avverte: anche valori eccessivi di vitamina possono essere dannosi.
In particolare, i ricercatori del Minneapolis Veterans Affairs Medical Center e dell’University of Minnesota hanno scoperto che tra i valori di vitamina D e il rischio di fragilità ossea esiste un rapporto a “U”. Il rischio è alto in situazioni di carenza, decresce all’aumentare dei livelli fino a diventare minino nei valori compresi tra 20 e 29,9 ng/ml, ma aumenta nuovamente subito dopo.
“La supplementazione di vitamina D sta diventando sempre più popolare - ha affermato una delle autrici dello studio, Kristine Ensrud - ma l’associazione tra i livelli di vitamina D e il rischio di outcome avversi negli anziani è ancora incerto. Il nostro studio non ha rivelato alcuna associazione tra alti livelli di vitamina D e riduzione del rischio di fragilità e di morte. Piuttosto, alti livelli di vitamina D sono associati a una maggiore probabilità di fragilità”.
Lo studio ha valutato i livelli di vitamina e la salute ossea di 6.307 donne con più di 69 anni. Quelle a basso livello di fragilità ossea - circa i due terzi del campione (4.551) - sono state rivalutate a 4 anni e mezzo dall’inizio dello studio facendo emergere il rapporto a “U” tra livelli di vitamina e fragilità.
“Stanno venendo meno le prove scientifiche che supportano la supplementazione di vitamina D per prevenire la fragilità ossea o altre malattie come i tumori e per ridurre la mortalità”, ha commentato Ensrud. “I nostri studi indicano che sono necessari ampi trial clinici randomizzati sufficientemente lunghi per quantificare accuratamente gli effetti sulla salute della supplementazione di vitamina D. Non ultimo la sua eventauale capacità di ridurre l’incidenza o la progressione della fragilità ossea negli anziani”, ha concluso. 
9 dicembre 2010
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